Cronache

"Istiga al terrorismo islamico". Ma è libero per i ritardi del giudice

Per la Cassazione il marocchino è un restremista islamico. Ma grazie a una sentenza della Corte d'Assise di Pisa torna in libertà

"Istiga al terrorismo islamico". Ma è libero per i ritardi del giudice

È pericoloso o no? Nel dubbio la giustizia italiana lo ha rimesso in libertà prima ancora che finisse il processo. E adesso ci ritroviamo con l'ennesimo islamico, che sul web istiga al jihad, a zonzo per il Paese. Jalal El Hanaoui, 26enne marocchino che risiede a Ponsacco (in provincia di Pisa), è stato infatti rimesso in libertà anche se tra qualche mese dovrà ancora essere il processo di appello. Il motivo? La lentezza del tribunale che dovrebbe giudicarlo.

A settembre Jalal è stato assolto dalla Corte d'Assise del Tribunale di Pisa. Una sentenza che è stata duramente criticata da più parti dal momento che la Digos di Pisa lo aveva arrestato nel 2015 dopo aver attentamente analizzato, insieme alla Dda di Firenze, l'attività dell'imputato sui social network e aver verificato l'intensa propaganda a favore dei tagliagole dello Stato islamico. A luglio, in attesa del processo, erano già stato richiesti per il marocchino i domiciliari. Non erano stati concessi solo perché il tribunale non aveva braccialetti elettronici a disposizione. L'assoluzione con formula piena della Corte d’Assise di Pisa ha così aperto le porte del carcere, anche se la Corte di Cassazione, chiamata a decidere su un ricorso contro il tribunale del riesame di Firenze presentato dai difensori dell'immigrato, ha messo nero su bianco che l'attività di Jalal su Facebook va intesa come una "istigazione a commettere attentati terroristici in grado di provocare la morte di più persone".

"Ha successo chi muore martire - scriveva Jalal su Facebook - chi cancella i peccati versando il sangue entrerà in Paradiso". E ancora: "Per alcuni sono assassini, per le mamme del Medio Oriente sono eroi". Perché, a fronte di queste deliranti farneticazione e di una sentenza della Suprema Corte che lo inchioda, Jalal è tornato a piede libero? Semplice, perché la sentenza della prima sezione penale della Cassazione è arrivata troppo tardi. Come spiega Libero, "l'udienza risale al 17 dicembre 2015 ma le motivazioni sono state depositate il 3 novembre 2016, dopo che Jalal era stato appunto prima mandato ai domiciliari e poi assolto dalla Corte di Pisa".

L'ennesimo corto circuito della giustizia italiana che ha rimesso a libertà un immigrato che, secondo i giudici della Suprema Corte, potrebbe arrivare a immolarsi per l'islam commettendo attentati terroristici in Italia.

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