In Italia 3 epidemie "diverse": ​ecco cosa è successo davvero

Nonostante l'esodo dopo la chiusura della Lombardia, al Sud ci sono stati meno contagi. Il professor Remuzzi: "Per capirle il perché bisogna riferirsi all’'intelligence dell’epidemia'"

In Italia 3 epidemie "diverse": ​ecco cosa è successo davvero

In Italia, "ci sono state tre diverse manifestazioni dell'epidemia". Ne è convinto Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Bergamo, che condivide questa opionione con "Donato Greco, il più grande esperto di epidemie che abbiamo in Italia".

Quando il governo ha annunciato la chiusura della Lombardia, molte persone si sono messe in viaggio per tornare nelle Regioni del Sud ma, nonostante l'esodo, nel meridione la situazione non è diventata grave come nel Nord Italia. Non solo. Come spiega il professor Remuzzi al Corriere della Sera, "in Abruzzo, Umbria, Sardegna, Molise, Basilicata ci sono stati zero contagi. Il motivo non può essere ricondotto solo alle buone pratiche di distanziamento o alla fortuna, anche se certamente il dramma avvenuto in Lombardia è stato di insegnamento per tutti". Infatti, a detta dell'esperto, la maggior parte dei cittadini italiani ha rispettato (e lo fa tuttora) le principali regole per il contenimento della pandemia: distanziamento sociale, lavaggio delle mani e uso della mascherina. Per questo motivo, "non possono essere solo questi gli elementi che hanno fatto la differenza: per capirlo bisogna riferirsi all’'intelligence dell’epidemia' che tiene insieme sorveglianza delle malattie, ricerca, esperienza delle precedenti epidemie e sistematica raccolta dei dati". Infatti, secondo Remuzzi, potrebbero esserci stati fattori diversi al Centro e al Sud rispetto al Nord, che hanno determinato una dicersa "intelligence" dell'epidemia.

Per il momento, del virus si sa che "attacca i cosiddetti cluster, gruppi di persone che vivono in luoghi chiusi e hanno contatti ravvicinati: penso alle famiglie, alle Rsa, agli ospedali. Lì c’è stata l’esplosione dei contagi, grazie anche ai cosiddetti 'superdiffusori', persone in grado di trasmettere il virus a molti altri soggetti. In Lombardia ci sono stati 3 o 4 cluster e da lì è nato il disastro a cui abbiamo assistito"

Su un possibile indebolimento di Sars-CoV-2 nell'ultimo periodo, l'esperto sottolinea che "negli ospedali non abbiamo più pazienti Covid da più di un mese, nonostante ci siano persone positive. Come si può spiegare? Un’ipotesi è che, come sta emergendo da studi recenti, la concentrazione del virus nelle alte vie respiratorie (la cosiddetta “carica virale”) sia diversa, molto meno significativa, rispetto a quella che potevamo trovare nei pazienti due-tre mesi fa". Ma non solo. È possibile anche che la malattia si sia attenuata naturalmente, come succede spesso alle epidemie: "non è successo solo nel caso del vaiolo e della poliomielite e dunque è stato necessario ricorrere alla vaccinazione di massa". Molti pazienti, che si presentano in ospedale per diversi motivi, non hanno i sintomi del Covid-19, nonostante risultino positivi al tampone che ricerca l'infezione da nuovo coronavirus: "Sono i famosi asintomatici, di cui si sta discutendo da giorni. Da quanto stiamo vedendo è possibile che il positivo asintomatico di oggi non sia lo stesso positivo di sei settimane fa". E sulla polemica scatenatasi in merito alle parole di Maria Van Kerkhove, dell'Oms, precisa come gli studi sul tema siano ancora "imperfetti e quindi offrano risultati non conclusivi": al momento, non si sa con certezza se gli asintomatici siano contagiosi o meno.

Infine, il professor Remuzzi commenta al Corriere la ripartenza delle varie attività: "È necessario far ripartire l’economia, perché altrimenti le conseguenze saranno persino peggiori di quelle provocate dal virus- spiega- Non solo: se l’economia va male, anche la salute pubblica non può che peggiorare drasticamente. Aumentano la povertà, i conflitti sociali, i morti. Quindi sì alle riaperture, con le giuste precauzioni: distanziamento, mascherina, igiene delle mani". Per quanto riguarda le scuole, ribadisce la possibilità di una riapertura già a giugno, "anche per evitare che i bambini vivano una situazione psicologica troppo pesante".

La situazione descritta da Remuzzi ricalca il quella disegnata dal secondo rapporto dell'Istat e dell'Iss, in cui

emergevano "tre Italie differenti". In 34 province del Sud e delle Isole, la diffusione della pandemia veniva ritenuta bassa, mentre nell'Italia cenrale il tasso di diffusione era considerato medio e nel Nord Italia alto.

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