Cronache

Il Vaticano indaga sull'attico di Bertone: indagati due ex manager del Bambin Gesù

Alcune lettere proverebbero che il cardinale sapeva tutto sui lavori di ristrutturazione del proprio attico. Due indagati: Giuseppe Profiti, ex presidente del Bambin Gesù, e Massimo Spina, ex tesoriere. Cosa rischia il cardinale?

Il Vaticano indaga sull'attico di Bertone: indagati due ex manager del Bambin Gesù

Come riporta l'Espresso il Vaticano ha aperto un’inchiesta sui lavori di ristrutturazione dell'attico del cardinale Tarcisio Bertone. Al momento risultano indagate due persone: Giuseppe Profiti, ex presidente del "Bambin Gesù", e l’ex tesoriere Massimo Spina. L’inchiesta è nata dopo le rivelazioni del libro "Avarizia", di Emiliano Fittipaldi. I reati ipotizzati sono questi: peculato, appropriazione e uso illecito di denaro. Dai documenti in possesso agli inquirenti emergerebbe in modo chiaro che i lavori di ristrutturazione sono stati pagati dalla Fondazione dell’ospedale pediatrico "Bambin Gesù".

Ma quanto sono costati quei famosi lavori? Circa 422mila euro, fatturati nel 2014 ad una società con sede a Londra, la LG Contractor Ltd. Materialmente a fare i lavori è stata la società "La Castelli Re" (fallita nel 2015). Lo scandalo è che i soldi destinati ai bambini malati sono stati utilizzati per fare quei lavori di ristrutturazione, e poi girati a Londra. Sono sette le fatture pagate al costruttore in mano ai magistrati vaticani, che hanno anche altri documenti preziosi: le lettere firmate che inchioderebbero l’ex segretario di Stato di Benedetto XVI alle proprie responsabilità. Bertone, ibfatti, ha sempre detto di essere all’oscuro di eventuali finanziamenti di terzi. Ma dalle carte risulterebbe che ha sempre saputo che i soldi del restauro del suo appartamento arrivavano in parte dall’ente di beneficenza dell’ospedale vaticano.

In una lettera del 7 novembre 2013 Profiti offre al cardinale di pagare (tramite la onlus dedicata ai bambini malati) i lavori dell’attico di residenza in cambio dell'ospitalità di alcuni "incontri istituzionali" nella casa, e che Bertone - il giorno dopo - lo ha ringraziato accettando l’offerta, allegandogli persino una lista di "desiderata".

Per il Vaticano sia Profiti sia Spina sono "pubblici ufficiali" vaticani, e nei loro confronti l'accusa parla di concorso in peculato perché "si sono appropriati" "e comunque hanno utilizzato in modo illecito" fondi dell’ospedale "per pagare lavori di ristrutturazione edilizia di un immobile di terzi sito all’interno della Città del Vaticano, sul quale nessuna competenza e nessun interesse poteva vantare la predetta Fondazione". Ma Bertone è coinvolto o no? Secondo Fittipaldi sarà difficile che la Santa Sede possa evitare un suo coinvolgimento diretto nello scandalo. Qualora venisse incriminato, però, non verrebbe giudicato dal tribunale ordinario che sta indagando su Profiti e il tesoriere. Su di lui, infatti, avrebbe giurisdizione la Corte di Cassazione della Città del Vaticano, l’unico organo che ha il potere di aprire un’istruttoria sui reati dei "ministri" della Chiesa.

L'avvocato di Bertone: mai chiesto pagamenti

"La missiva inviata dal cardinal Tarcisio Bertone al prof. Giuseppe Profiti l’8 novembre 2013 - scrive in un comunicato il legale di Bertone, avvocato Michele Gentiloni Silveri - conferma integralmente la veridicità di quanto da lui sempre affermato". In quella lettera, sostiene il legale, "si chiarisce al prof. Giuseppe Profiti che la volontà di S.E. è quella di nulla porre a carico della Fondazione Bambino Gesù, comunicandogli al contempo che sarà cura del cardinale Bertone stesso di procedere alla ricerca di finanziamente per lavori da espletarsi nell’appartamento. Successivamente - prosegue la nota dell’avvocato Gentiloni Silveri - il cardinale Bertone, non avendo ricevuto sussidio da parte di terzi, ha pagato personalmente l’importo richiesto dal Governatorato in relazione ai lavori effettuati nell’appartamento a lui assegnato e di proprietà di quest’ultimo.

Il cardinal Tarcisio Bertone - conclude la nota - ribadisce di non aver mai dato indicazioni, o autorizzato, la Fondazione Bambino Gesù ad alcun pagamento in relazione all’appartamento da lui occupato e di proprietà del Governatorato".

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