Cronache

"Lecito controllare gli immigrati". Così il giudice smonta la lobby finanziata da Soros

Alcuni Comuni lombardi chiedono alle coop di comunicare il numero di migranti che ospitano. Ma l'associazione finanziata da Soros gli fa causa

"Lecito controllare gli immigrati". Così il giudice smonta la lobby finanziata da Soros

Il sindaco leghista Michele Jacobelli era stato il primo a correre ai ripari. Era l'agosto del 2017 e le coste del Sud Italia erano letteralmente invase dagli immigrati partiti dal Nord Africa. Un via vai di navi e barconi che riversavano disperati nei centri di prima accoglienza di tutto il Paese. In Lombardia diversi primi cittadini avevano emesso ordinanze per chiedere alle cooperative che accoglievano i richiedenti asilo di informare prima il Comune altrimenti sarebbero incorse in una sanzione pecuniaria. Ecco, però, che la lobby delle Ong, guidata dall'Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione (Asgi) finanziata - guarda caso - da George Soros (video). aveva fatto causa e portato Jacobelli davanti a un giudice. Che però, come scrive la Verità, gli ha dato torto sancendo che "controllare i migranti non è affatto un reato".

Contro i Comuni di Palazzago, Ardesio, Pontida, Seriate e Palosco è stata portata avanti, in questi ultimi due anni, una vera e propria crociata giudiziaria. A iniziarla, come racconta appunto il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, è stata la cooperativa bergamasca Ruah. Dietro aveva il supporto l'Asgi, il colosso finanziato da Soros che, come viene spiegato nel sito stesso dell'associazione, punta a contribuire "con suoi documenti all'elaborazione dei testi normativi statali e comunitari in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza" per promuovere "nel dibattito politico parlamentare e nell'operato dei pubblici poteri la tutela dei diritti nei confronti degli stranieri" (video).

La crociata delle Ong si è infranta la scorsa settimana contro lo scoglio della legge italiana che ha dato ragione ai sindaci lombardi. "La lettura ancorché complessiva dell'ordinanza su riportata - scrive il tribunale di Bergamo - non riesce, a parere di chi scrive, in alcun modo a concretare un comportamento o un ordine che possa dirsi discriminatorio". E ancora: "In alcuna parte dell' ordinanza viene percepita l'idea suggerita dalle ricorrenti del rifugiato come 'pericoloso' o 'malato', piuttosto si indica che il fenomeno incontrollato dell'insediamento di masse imponenti di persone è foriero di disordine pubblico e causa di problematiche anche di tipo sanitario, ciò divergendo profondamente dall'idea che i rifugiati, in quanto tali, siano persone moleste". Non solo.

Nel caso del Comune di Pontida, il giudice fa anche notare che richiedere "ai proprietari degli immobili da utilizzare per i rifugiati o per gli immigrati" che i locali "siano a norma e quindi agibili" non rappresenta in alcun modo "una molestia, uno svantaggio o un pregiudizio".

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