Ieri ho scommesso che questo governo non sarebbe caduto, anche se mi sarebbe piaciuto perdere la posta. Oggi ho meno certezze - la Lega finalmente dice che è finita - ma non mi pento. In quarant'anni di professione ne ho viste tante ma mai mi sono trovato a dover raccontare cose simili a quelle che sono successe negli ultimi mesi. È come essere su Scherzi a parte, è stato difficile distinguere la realtà dalla finzione. Di Maio fa la parte del pugile suonato che si aggira sul ring sperando solo di non prendere il colpo del ko e Salvini lo insegue con il cinismo sadico di chi potrebbe sferrare il colpo decisivo ma non lo fa, divertito di vedere l'avversario in suo assoluta balìa. E poi c'è Mattarella, l'arbitro che, a ragion di logica e di regolamento, dovrebbe iniziare la conta per vedere se Di Maio è in grado di tornare a combattere. Capiamo i ruoli e i riti ma il presidente dà l'impressione di stare eccessivamente in disparte. Infine Conte, premier per caso e non pervenuto neppure in questo momento drammatico e decisivo.
È tutto surreale. Ci meriteremmo una parola chiara dal Quirinale e invece siamo tutti appesi come allocchi - per capire cosa può o deve succedere - alla dichiarazione colorita che Salvini rilascia alle 21 di ogni sera nella tappa del suo tour estivo per l'Italia. Questo è un problema, e non solo per gli orari di chiusura dei giornali. Significa che sono saltati gli schemi, che le istituzioni che dovrebbero prendere atto della crisi di governo e indicare un percorso stanno rinunciando al loro mandato.
Ho stima del presidente Mattarella, ma questo suo lungo tergiversare non fa che aumentare il caos e l'incertezza. Gli italiani hanno diritto di sapere che cosa intende fare colui che, unico, ha il potere di dipanare la matassa. Va bene così? C'è una alternativa parlamentare da esplorare o è meglio sciogliere la legislatura e andare a votare? Presidente, ci dica che cosa ha in testa, è un nostro diritto saperlo e un suo dovere dircelo. In questa stupida babele estiva abbiamo bisogno non dico di una certezza ma almeno di una rotta.
Se diciamo «Mattarella fai presto» non va inteso come un insulto - non ci permetteremmo mai - ma come una affettuosa supplica. Usciamo da Scherzi a parte, è l'ora del presidente, l'ora delle decisioni non dico irrevocabili, che fa brutto e porta sfiga, ma almeno serie.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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