Coronavirus

L'eparina per ingannare il virus che causa anche tromboembolie

L'Aifa ha autorizzato uno studio per somministrare l'eparina ai malati di Covid-19. Il virus si lega al farmaco, invece che alla proteina delle cellule umane che evita la coagulazione del sangue. In questo modo si cerca di evitare la mortalità causata dalle complicanze di trombi ed emboli

L'eparina per ingannare il virus che causa anche tromboembolie

Nell'infezione da nuovo coronavirus, la polmonite sembrerebbe ora solamente la punta dell'iceberg. "Abbiamo l'impressione, supportata da esami autoptici su diversi pazienti, che questi pazienti muoiano non tanto per insufficienza polmonare grave, quanto per eventi tromboembolici", sostiene Filippo Drago, direttore di Farmacologia clinica al policlinico di Catania, parlando con AdnKronos. E spiega come la morte dei malati Covid-19 possa essere legata anche a embolie e trombi. Si tratta di un danno causato dal virus "sull'endotelio basale e alveolare del polmone".

Non solo polmonite

A rendere ancora più complesso il quadro della malattia, ci sarebbero quindi anche trombi ed emboli, complicanze causate dal virus. A sostegno della creazione di tromboembolie polmonari ci sono anche le immagini delle tac dei pazienti affetti da Covid-19, che mostrano polmoni danneggiati. "Vediamo inoltre in una percentuale significativa di casi che esiste evidenza di manifestazioni tromboemboliche che peggiorano il quadro", aveva spiegato ad AdnKronos Alberto Zangrillo, direttore delle Unità di anestesia e rianimazione generale e cardio-toraco-vascolare dell'ospedale San Raffaele di Milano. Dello stesso avviso anche Luciano Gattinoni, medico rianimatore di fama internazionale, che specificava come il Covid-19 fosse "una malattia sistemica che ha la massima espressione nel polmone. E colpisce prima di tutto i vasi e poi la parte alveolare".

L'importanza dell'eparina

A causare tromboembolie sarebbe la capacità del virus di legarsi alla proteina che rende fluido il sangue. Alcuni studi, infatti, hanno mostrato la possibilità che il Sars-CoV-2 si leghi all'eparina endogena, presente nel sangue e in grado di anticoagulare il flusso sanguigno, mantenendone la fluidità. Il nuovo coronavirus, al contrario, rende inattiva l'eparina, aumentando il rischio di formazione di coaguli e trombi. Per questo, spiegava Drago, "siamo convinti che somministrando enoxaparina non solo in fase preventiva, ma anche terapeutica a dosi medio-alte, si possano prevenire i trombi e anche limitare la carica virale, risolvendo la polmonite". A segnalare l'importanza dell'eparina è stato anche uno studio pubblicato sul Journal of Thrombosis and Haemostasis, in cui si segnala una riduzione del 20% della mortalità tra i pazienti Covid, grazie all'uso del farmaco eparina, che sembra avere effetti sia antinfiammatori che anticoagulanti.

La sperimentazione di Aifa

E da ieri l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha autorizzato l'avvio si uno studio multicentrico, chiamato "InhixaCovid19", che prevede l'uso dell'eparina a basso peso molecolare con un'elevata azione antirtombotica, conosciuta col nome commerciale di Inihixa. Si tratta di un anticoagulante e verrà somministrata, per via endovenosa o sottocutanea, ai 300 pazienti partecipanti allo studio che hanno un quadro moderato o severo. L'eparina a basso peso molecolare può essere usata "nella fase iniziale della malattia" per "prevenire il tromboembolismo venoso" e "nella fase più avanzata, in pazienti ricoverati, per contenere i fenomeni trombotici a partenza dal circolo polmonare come conseguenza dell’iperinfiammazione". Lo studio è inizato perché i ricercatori si sono resi conto che le alterazioni della coagulazione e le complicazioni trombotiche "hanno un ruolo significativo in termini di incidenza e di rilevanza clinica, rappresentando una delle più importanti variabili associate a mortalità". Così gli scienziati cercheranno di "ingannare" il virus usando l'eparina, che ha una struttura molto simile alla molecola presente sulla superficie delle cellule, usata dal Sars-CoV-2 per attaccare il nostro organismo. Il virus dovrebbe individuare l'anticoagulante e attaccarlo, al posto delle cellule sane. In questo modo, potrebbe evitare che la complicanza causata dal virus uccida il paziente.

Dagli studi cinesi arrivano "risultati incoraggianti", che "suggeriscono un ruolo di Inhixa nel limitare l'azione patogena del virus".

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