Gli scafisti e i barconi di lusso: fino a 10mila euro a migrante

Scafisti ucraini, migranti istruiti e ben informati, viaggi su imbarcazioni decenti: ecco l'identikit del fenomeno migratorio che coinvolge la rotta turca, quella cioè che dal paese anatolico porta verso le coste del Mar Jonio in Italia

Gli scafisti e i barconi di lusso: fino a 10mila euro a migrante

Non solo la Sicilia e non solo le rotte libiche e tunisine: l’ingresso via mare nel nostro paese da alcuni anni sta conoscendo anche altre sponde, quelle dello Jonio.

Qui arrivano coloro che partono dalla Turchia e dall’Egeo, sono soprattutto persone provenienti dall’Asia: pakistani, bengalesi, così come iraniani, iracheni e siriani, sono queste le nazionalità di quei gruppi che, una volta raggiunta la Turchia, si imbarcano verso l’Italia.

E gli inquirenti non fanno fatica a definire questo fenomeno come “immigrazione di prima classe”: niente barconi, niente gommoni, niente gente stipata ed ammassata in rotta verso Lampedusa, come si è abituati a vedere oramai da più decenni quando si parla di immigrazione.

In questo caso, i viaggi avvengono con barche a vela, oppure con veri e propri yacht: si viaggia in condizioni considerate decenti, tanto che, come ha affermato al Corriere della Sera il procuratore capo di Crotone Giuseppe Capoccia, “spesso non riusciamo a contestare il trattamento inumano e degradante agli scafisti”.

Questi ultimi si riescono a distinguere facilmente rispetto al resto del gruppo che sbarca lungo i litoranei dello Jonio nel nostro paese. Si tratta infatti di ucraini quasi sempre, a volte di bulgari o di bielorussi, ad ogni modo la gestione di questa rotta è affidata a scafisti dell’est Europa.

E quando i migranti sbarcano, gli inquirenti hanno gioco facile ad individuarli: le descrizioni fornite da chi è appena approdato parlano infatti di persone bionde con occhi azzurri, dai tratti somatici completamente diversi rispetto al resto del gruppo.

Il fenomeno della rotta turca in Italia è sempre più in aumento: solo a settembre e nella sola Calabria, sono stati contati almeno 15 sbarchi. Ma non tutti gli approdi riescono ad essere annotati, a volte l’oscurità della notte o l’isolamento di certe spiagge fanno sì che migranti e scafisti fanno perdere le proprie tracce.

La provincia più colpita da questo fenomeno è quella di Crotone, ma approdi sono stati registrati anche nelle ultime settimane nella parte jonica della provincia di Reggio Calabria. Anche il Salento non è immune agli sbarchi dei migranti provenienti dalla Turchia.

Nel paese anatolico si parte da Bodrum, così come da altre località i cui porti sono proiettati verso l’Egeo. Il fenomeno, seppur mediaticamente marginale rispetto all’immigrazione che proviene dall’Africa, non è comunque secondario: da anni i numeri parlano di una continua crescita, le minacce di Erdogan dei mesi scorsi fanno temere un ulteriore allargamento delle maglie della sicurezza di Ankara lungo le coste anatoliche.

Per molti ucraini la partecipazione al traffico di esseri umani è una delle poche occasioni di lavoro. Nei mesi scorsi, uno scafista alle autorità italiane ha raccontato di essere stato contattato dagli organizzatori di questa tratta grazie ad un’inserzione su un giornale. È bastato raggiungere per lui il luogo indicatogli dai criminali, per iniziare con questa attività e guadagnare in poche ore lo stesso quantitativo di quanto guadagnerebbe in mesi di lavoro nel suo paese.

In media, chi

arriva dalla Turchia paga sulle diecimila Euro a testa: a raggiungere le coste joniche, sono quasi sempre nuclei familiari composti da persone istruite, da gente informata e conscia del tipo di traversata che sta compiendo.

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