Coronavirus

L'infettivologo: "Covid-19 ha infettato 5-8 milioni di italiani"

Secondo l'infettivologo Bassetti, tra guariti ed attualmente malati, il numero di persone che ha contratto il Covid in Italia sarebbe tra 5 ed 8 milioni, più di 30 volte superiore rispetto ai casi accertati. Il comitato tecnico-scienfitifico è pronto ad approvare il test sierologico per avere il rilascio della "patente" di immunità

L'infettivologo: "Covid-19 ha infettato 5-8 milioni di italiani"

Quante persone avrà toccato, realmente, il Covid-19 in Italia tra guariti ed attualmente malati? "Almeno 5-8 milioni, probabilmente più al Nord che al Sud": è quanto affermato dall'infettivologo Matteo Bassetti, Direttore della Clinica Malattie Infettive dell'Ospedale San Martino di Genova.

Numeri impressionanti

Se confrontati con gli attuali casi, certificati, di positività nel nostro Paese (quasi 160mila), i numeri che escono fuori sono incredibili: si tratterebbe di un valore più di 30 volte superiore. "Da alcuni dati preliminari di laboratori, privati, del Nord emergono numeri impressionanti - afferma Bassetti - la prevalenza va da un minimo del 12% ad un massimo del 20%. Se prendiamo in considerazione solo il primo dato vuole dire che su 60 milioni di italiani abbiamo avuto 5-8 milioni di positivi. Probabilmente più al Nord che al Sud".

"Fare test sierologici"

È per questo che diventa di primaria importanza eseguire test sierologoci per avere una visione più completa e certificata di quanto e come il virus abbia circolato. "Fare i test sierologici è importante per mappare la popolazione che è venuta in contatto con il Coronavirus, capire quanto il virus ha circolato - afferma il virologo ad AdnKronos che sottolinea come "questi primi dati evidenziano la necessità di fare i test sierologici. Spero che il ministero della Salute scelga rapidamente quale sia quello migliore e si proceda".

Ecco la "patente" Covid

Fondamentale, in tal senso, sapere chi ha contratto il virus per poter permettere ad una parte della popolazione di tornare a lavoro perché immunizzata. "Si parla anche del test sierologico per dare la 'patente' alle persone per tornare a lavorare - ha ricordato Bassetti, mentre "sull'immunità ci sono diverse teorie, si parla di 6-12 mesi o di qualche anno di protezione. Io propendo più per la seconda ipotesi, visto anche come si comportano altri coronavirus, ma quello che è importante è che si possa arrivare a coprire il tempo che ci manca allo sviluppo di un vaccino. E credo che l'immunità possa coprire questi mesi".

La priorità

È chiaro che non tutti e 60 i milioni di italiani potranno, logisticamente, fare le analisi al sangue contemporaneamente. Per questa ragione, la priorità verrà data "prima alle categorie a rischio e poi mano mano a tutti, è fondamentale e non è un esame di serie B, come qualcuno dice impropriamente - spiega Bassetti - ma complementare per fare la sieroprevalenza e capire quanto realmente il Covid-19 ha colpito gli italiani".

Settimana decisiva

Insomma, affinché possa cominciare la "fase due", prospettata dal premier Conte dopo il 3 maggio "è importante sapere quanto ha circolato il virus", conclude il virologo. Dovrebbe essere questa la settimana decisiva per il via libera del Comitato tecnico scientifico alla scelta del (o dei) test sierologico da usare. La

html" data-ga4-click-event-target="internal">Lombardia sarà una delle prime regioni dove cominceranno i test, al via dal 21 aprile.

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