L'Isis da tempo agita lo spauracchio dell'attacco al cuore della cristianità. Minaccia vera o semplice propaganda? La bandiera nera che sventola in piazza San Pietro spaventa, per tutto il carico di odio che evoca. I servizi segreti più che un'azione in grande stile (come l'attacco alle Torri gemelle) temono il blitz di qualche "lupo solitario" dell'estremismo islamico. E che nel mirino dei terroristi ci sia il Papa non è un mistero. Come ricorda il Corriere già lo scorso agosto, mentre il pontefice stava rientrando in Vaticano dal viaggio in Corea, gli fu sconsigliato di fare tappa in Kurdistan, dove avrebbe voluto fermarsi per lanciare un appello a favore dei cristiani perseguitati. Gli 007 gli fecero capire che non era il caso perché fortissimo era il rischio di un attentato e assai limitate le possibilità di garantirgli un livello di sicurezza adeguato.
La propaganda dell'Isis ha promesso di non fermare la Jihad, la "guerra santa" dell'islam, "finché non ci troveremo sotto gli alberi di ulivo di Roma e avremo distrutto quell'edificio osceno che si chiama Casa Bianca". La rivista online con cui propagandano il loro odio si chiama Dabiq. Il nome di questo villaggio siriano non è stato scelto a caso: fu proprio lì che gli Ottomani sconfissero i Mammalucchi e consolidarono l'ultimo (vero) califfato della storia.
Ma torniamo agli allarmi: quelli contro i cristiani ormai vanno avanti da mesi. Ma ormai viene minacciato direttamente anche il Papa (e non solo con la propaganda, vedi bandiera nera in Vaticano). In occasione della sua visita in Albani, il 21 settembre scorso, era forte il timore che jihadisti albanesi (o kosovari) potessero compiere un attentato. Ora a preoccupare c'è la visita che il Santo padre sta per fare in Turchia, altra zona "calda". Papa Francesco visiterà il paese musulmano dal 28 al 30 novembre.
Il pontefice fin dall'inizio del suo pontificato ha dimostrato di voler vivere accanto ai fedeli, riducendo al minimo le barriere (se non eliminandole del tutto) fra sé e i fedeli. Da qui la scelta di non usare la Papa-mobile blindata in Vaticano, e di farlo il meno possibile anche durante i suoi viaggi all'estero. O il desiderio di utilizzare auto "normali" anziché quelle blindate. I servizi segreti però, sia vaticani che italiani, non hanno mai abbassato la guardia.
A quanto si apprende il timore più forte, in questo periodo, è che qualche affiliato europeo all'Isis progetti un attentato. Magari colpendo quando in piazza si trovano migliaia di persone. L'attacco potrebbe arrivare dall'alto. Non in grande stile, come dicevamo prima. Niente missili, bombe o boeing dirottati. Basterebbe un normalissimo drone, facilmente acquistabile su internet, che può raggiungere i mille metri di altezza e trasportare fino a 2 kg di peso, pilotato a distanza da 500 metri.
Nonostante i rischi, sempre più alti, Papa
Francesco non ha paura, forte della sua fede e del ruolo di guida dei cristiani che ricopre. Mostrarsi timoroso e nascondersi vorrebbe dire darla vinta troppo facilmente ai terroristi e, quindi, nell'ottica cristiana, al Male.
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