Luigi Di Maio da qualche giorno - lo ha fatto anche ieri - ripete come un mantra che lui vuole solo la Lega perché «il centrodestra non esiste, è solo una invenzione per sfruttare la nuova legge elettorale». È vero che il leader Cinquestelle è giovane e non ha studiato più di tanto, ma qualcuno gli ricordi che il centrodestra unito ha più o meno la sua età. Lo fondò Silvio Berlusconi nel 1994 (Di Maio aveva otto anni) con il nome di Polo delle libertà e da allora Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia (ex An) hanno governato, e governano ancora oggi - a volte con successo riconosciuto - il Paese, le principali regioni e le più importanti città italiane, raccogliendo negli anni centinaia di milioni di voti da parte degli italiani.
Che i grillini fossero propensi a falsificare la realtà, oltre che i loro programmi elettorali, è cosa nota. Ma pensare di guidare un paese partendo da un falso storico è davvero troppo. Perché Di Maio lo faccia è ovvio: negare l'esistenza del centrodestra significa accreditare la tesi che il suo partito, i Cinquestelle, sono la prima forza politica con tutti i diritti che ciò comporta, adesso e in prospettiva. L'esistenza dell'alleanza Berlusconi-Salvini-Meloni è infatti per Di Maio un ostacolo insormontabile sulla via della presa del potere assoluto. Con qualsiasi legge elettorale è difficile pensare che il partito di Di Maio prenda un voto in più del centrodestra unito, che a ogni tornata elettorale può subire scossoni e ribaltoni al suo interno ma non diminuire in modo sensibile la sua forza complessiva.
Per questo, prima ancora dell'antipatia per Berlusconi, Di Maio insiste per allearsi «solo» con Salvini, che una volta isolato dai suoi soci storici diventerebbe un utile idiota, da scaricare senza tante remore al giro successivo. Perché ovviamente - a quel punto - il centrodestra non esisterebbe davvero più.
Un falso («il centrodestra non esiste») presuppone un falsario (Di Maio) e comporta il tentativo di una truffa (l'accordo Cinquestelle-Lega).
Noto con piacere che la vittima del raggiro, Matteo Salvini, non si sta facendo prendere per il naso da questa banda di spregiudicati faccendieri e che il poliziotto Mattarella sta seguendo la pista giusta. Falsificare la storia e comportarsi da bari al tavolo da gioco non porterà lontano Di Maio né i suoi non pochi sostenitori e cantori.
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