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Gad Lerner insulta Montanelli perché non ha il suo coraggio

Nel clima di caccia alle statue che si è sparso nel mondo, ieri Gad Lerner ha attaccato, con temerarietà e sprezzo del ridicolo, la memoria di Indro Montanelli, scomparso da nove anni, twittando un messaggio ridicolo e imbarazzante.

Gad Lerner insulta Montanelli perché non ha il suo coraggio

Nel clima di caccia alle statue che si è sparso nel mondo, ieri Gad Lerner ha attaccato, con temerarietà e sprezzo del ridicolo, la memoria di Indro Montanelli, scomparso da nove anni, twittando un messaggio ridicolo e imbarazzante. Questo: «Montanelli è oggetto di venerazione sproporzionata, non alimentiamola boicottandolo». Il retroscena è noto. Essendo l'Italia un Paese a rimorchio degli altri anche per inerzia e pigrizia degli intellettuali e poiché in America si abbattono le statue di generali e politici schiavisti dell'Ottocento, da noi c'è chi ha pensato di ritirare fuori - e fuori contesto la storia raccontata dallo stesso Montanelli secondo cui durante la guerra d'Abissinia per la quale partì volontario, sposò una ragazza abissina che, come tutte le spose del suo Paese, era minorenne. Vista con gli occhi di oggi, fu una cosa inaccettabile, ma all'epoca era purtroppo normale. Lerner, però, nel suo messaggio pubblico, non richiama questo evento arcinoto e per il quale le femministe si sono indignate, ma attacca la persona e quella che definisce «venerazione» per Montanelli, condivisa da tutto il mondo giornalistico e letterario e recentemente espressa anche da Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica. Ora, io conosco bene Gad Lerner con cui ho lavorato alla Stampa e ho talvolta apprezzato il suo giornalismo, ma certamente non l'ho venerato e credo che non lo veneri nessuno. Purtroppo Lerner ha nella sua storia professionale l'ombra di una vicenda che non gli permette proprio di tenere un corso di antipedofilia, come ha fatto attaccando un grande giornalista e protagonista. Morto, fra l'altro, sullo stesso fronte politico su cui si trova Lerner: quello dell'antiberlusconismo, dopo aver rotto con il suo ex editore che gli aveva permesso di sopravvivere con un Giornale economicamente fallito.

Il fatto è che Lerner, come direttore del Tg1 Rai, mandò in onda un servizio vergognoso sulla pedofilia, con immagini ignobili per le quali dovette scusarsi pubblicamente, di fronte all'Italia stupita e indignata, per non avere controllato la messa in onda di materiale pedo-pornografico. Le sue scuse furono chieste dai vertici della Rai e del mondo giornalistico e politico. Fu, quel servizio, una macelleria di bambini già violentati fisicamente e poi nelle immagini del telegiornale diretto da Gad Lerner. Poi, per carità, ognuno su Montanelli può avere l'opinione che vuole e forse Lerner vede oltre la stima, anche la «venerazione» (parola che ha scelto lui) di chi lo ha stimato e amato, fra cui Marco Travaglio, direttore del Fatto per cui scrive ora Lerner e che è stato un «Montanelli boy». È un fatto storico che Indro Montanelli sia stato un rivoluzionario del giornalismo e un coraggioso, che mai e poi mai, da vivo, avrebbe proposto il «boicottaggio» di Gad Lerner, perché spropositatamente venerato. Certe cose un uomo non le fa: se uno pensa di boicottare la memoria di un grande protagonista, deve almeno avere un passato impeccabile nel campo per cui si scaglia contro un morto.

E la storia del vergognoso servizio in materia di pedofilia non ci sembra impeccabile, ma più deplorevole degli usi e costumi del mondo coloniale di novanta anni fa.

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