Coronavirus

Corsa all'immunità di gregge. Quando ci sarà? Spunta la data

Secondo la Fondazione Hume con le quantità e la frequenza attuali nel somministrare il vaccino, raggiungeremo l’immunità di gregge a novembre 2027. Ecco cosa incide sulla previsione e come si può invertire la tendenza

Corsa all'immunità di gregge. Quando ci sarà? Spunta la data

Immunità di gregge: obiettivo concreto o arma a distrazione di massa? La risposta dipenderebbe tutta dall’indice Dqp (acronimo di: Di Questo Passo). E no, di questo passo, non staremmo andando proprio bene. L’indice, introdotto dalla Fondazione Hume, “stima il numero di settimane che sarebbero ancora necessarie se – in futuro – le vaccinazioni dovessero procedere ‘di questo passo’”.

Quando arriveremo all'immunità di gregge?

L’immunità di gregge è quello scenario ideale in cui ci sono abbastanza persone vaccinate (e non in grado di trasmettere il virus) da portare la velocità di trasmissione del virus (Rt) al di sotto di 1, con conseguente estinzione della pandemia. Ma quante settimane serviranno per vaccinare un numero di italiani tale da raggiungere l’agognata immunità di gregge? Per rispondere alla domanda delle domande Fondazione Hume ha introdotto l’indice Dpq (acronimo di: Di questo passo), che calcola il numero di settimane necessarie se la campagna vaccinale dovesse procedere “di questo passo”. “All’inizio della terza settimana - rileva la Fondazione - del 2021 (lunedì mattina, 18 gennaio) il valore di Dpq era pari a 147 settimane, il che corrispondeva al raggiungimento dell’immunità di gregge non prima del mese di novembre del 2023”.

Poi, però, le cose peggiorano, e di molto. All’inizio della quarta settimana del 2021 (lunedì 25 gennaio) il valore di Dpq schizza a 355 settimane. Che tradotto significa che raggiungeremo l’immunità di gregge sempre a novembre, ma di quattro anni dopo. Insomma, se ne parlerà solo nel 2027. Per raggiungere gli obiettivi sbandierati da ministero e governo, il 70% della popolazione vaccinata entro settembre-ottobre 2021, il numero di vaccinazioni settimanali dovrebbe essere “circa 10 volte quello attuale (2 milioni la settimana, anziché 210 mila)”. Praticamente un miracolo, considerati tagli nelle forniture, ritardi e pasticci vari in fase sperimentale e di approvazione.

Perché potrebbe andare anche peggio?

“Va precisato - si legge nella nota della Fondazione - comunque, che la nostra stima è basata sulle ipotesi più ottimistiche che si possono formulare, e quindi va interpretata come il numero minimo di settimane necessarie”. Andiamo bene. Infatti, gli esperti partono dal presupposto che i vaccini anti Covid somministrati, non solo proteggono i vaccinati dall’insorgenza della malattia, ma impediscono la trasmissione dell’infezione ad altri. Cosa che, per ora, non è stata dimostrata.

In più, si fissa l’immunità di gregge al 70% della popolazione vaccinata. Obiettivo che va spostato all’80 o al 90% nel caso in cui l’efficacia reale dei sieri sia più bassa di quella dichiarata. Viene, anche, dato per certo che sul mercato saranno disponibili vaccini adatti a tutte le fasce d’età, compresi gli under 16, su cui per ora non sono stati fatti test nei vari trial. Ma attenzione: la stima al rialzo non è finita. Ne saremo fuori a novembre 2027, solo se ci si accontenta di vaccinare ogni italiano una sola volta. Peccato che se la campagna di vaccinazione dovesse prolungarsi per oltre un anno, poi, bisognerebbe mettere in conto un numero crescente di rivaccinazioni.

Il che significherebbe tempi più lunghi e ritorno alla normalità sempre meno a portata.

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