La mafia usa navi da crociera per trasportare cocaina

I boss sfruttano i transatlantici per gestire le tonnellate di droga che provengono dal Sud America e che sono dirette in Europa

La mafia usa navi da crociera per trasportare cocaina

Passeggeri ignari. Droga a fiumi, nascosta negli angoli più remoti delle navi da crociera. È, questa, una pratica molto diffusa in ambito mafioso. È la realtà che emerge da alcune telefonate di due boss mafiosi, Michele Rossi e Massimo Tiralongo, intercettati dalla Guardia di Finanza. Come scrive Repubblica, "I trafficanti parlano in codice: Ti ricordi la principessa di che marca era?".

Erano moltissime le barche da crociera che dovevano gestire le tonnellate di cocaina imbarcate nei porti "di Santo Domingo, Perù, Panama e Florida" e poi nascosta, come scrive Repubblica, "tra i rifornimenti alimentari per i croceristi o in capienti borsoni che, con la complicità di alcuni membri degli equipaggi, vengono sistemati nelle cabine di 'turisti', in genere coppie di calabresi incensurati in vacanza".

Le cosche mafiose preferivano le navi di Costa Crociere, della Msc e della Norwegian Cruise Line che, come scrive Repubblica, "battono in lungo ed in largo i mari caraibici fino ad arrivare in Europa e nel Nord Africa. A svelare che la cocaina andava in crociera sono gli stessi ‘ndranghetisti che in molte conversazioni telefoniche e via chat parlano delle partenze e degli arrivi dei loro carichi".

E nelle loro conversazioni, Rossi e Tiralongo fanno riferimento a una nave, sulla quale era presente un'enorme partita di cocaina: "Ti ricordi la principessa di che marca era?".

Rossi allora cerca di far riemergere dei ricordi nella memoria di Tiralongo, che non si ricorda quale sia la nave col nome in codice "Olivia": quella che ha fatto fare "la figuraccia all’Italia", ovvero, molto probabilmente, Costa Concordia.

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