Cronache

Maiali uccisi a martellate, blitz dei carabinieri in un allevamento

Un volontario di un'associazione animalista si è infiltrato ed ha filmato i maltrattamenti choc, poi ha girato i video ai militari. Il proprietario dell'allevamento, un piemontese che vive ad Ancona, rischia fino a 2 anni di carcere

Maiali uccisi a martellate, blitz dei carabinieri in un allevamento

Ancora un caso di maltrattamenti su animali; ancora un caso di allevamento-lager di maiali. Questa volta l'orrore è venuto a galla grazie ad un volontario di un'associazione animalista, Essere Animali, che si è infiltrato all'interno di un allevamento in provincia di Ancona ed ha filmato di nascosto le indicibili torture a cui i suini venivano sottoposti: i video sono poi stati consegnati ai carabinieri della forestale, che con un vero e proprio blitz hanno messo a soqquadro il luogo dove avvenivano i maltrattamenti.

Una scrofa colpita a martellate per mezz'ora e lasciata agonizzante, scariche elettriche su femmine gravide, colpi con bastoni di ferro, percosse, calci e pugni a volontà: questi sono solo alcuni esempi di quello a cui i poveri animali venivano sottoposti secondo l'associazione. I militari durante la perquisizione avrebbero trovato alcuni degli oggetti che potrebbero essere stati usati per infliggere le torture, inoltre pare siano già in possesso di alcune ammissioni di colpevolezza da parte del personale dell'allevamento, come ad esempio la castrazione dei maiali senza nessuna qualifica medica per poter eseguire l'operazione.

Netta la presa di posizione di Essere Animali: ”Riteniamo che le brutalità documentate costituiscano purtroppo la prassi all’interno di questa azienda, come confermato anche da alcuni operatori filmati mentre protestano per il trattamento inferto agli animali”. L'associazione inoltre propone una raccolta firme affinchè l'allevamento-lager venga chiuso: "La giustizia deve fare il suo corso, che auspichiamo sia breve, ma di fronte a queste immagini vergognose le Istituzioni devono mandare un segnale. Chiediamo che all’allevamento siano revocate le autorizzazioni e per i colpevoli di simili crudeltà l’interdizione dall’esercizio dell’attività. Oggi infatti chi viene condannato per maltrattamento può comunque tornare ad allevare o lavorare con animali".

Se le accuse venissero confermate il proprietario dell'allevamento, piemontese d'origine ma residente da tempo nelle Marche, rischierebbe fino a due anni di carcere poichè già denunciato in passato per reati di inquinamento ambientale.

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