Non è vero che «piove governo ladro». Stavolta i grillini non possono dirlo. Piove perché piove e i vari esecutivi - e di ladroneschi ce ne sono stati a iosa - hanno fatto il bello e il cattivo tempo. Ma governi e amministrazioni non hanno mai avuto alcuna responsabilità sulla pioggia. Ce l'hanno eccome, invece, sulla prevenzione dei rischi e sulla gestione delle sciagure.
La bomba d'acqua che ieri si è abbattuta sul Paese era particolarmente violenta, ma non si poteva evitare in qualche modo questa disastrosa contabilità di vittime, dispersi e territori martoriati? Roma è paralizzata. Livorno un campo di battaglia: sette vittime e quattro dispersi. Un bollettino di guerra. E la polemica è già iniziata perché, non sarà un caso, le due città che non sono riuscite a sventare la tragedia sono amministrate da due sindaci a Cinque Stelle. E se è vero che le calamità non si possono evitare, è altrettanto vero che si possono limitare i danni.
Gli Stati Uniti del cattivissimo Donald Trump stanno dando una lezione al mondo su come si gestisce una situazione drammatica come l'uragano Irma. Loro si chiudono nei bunker, mettono le assi alle finestre e fanno sgomberare milioni di persone prima che la tempesta arrivi. I nostri sindaci ci dicono di non uscire di casa (vedi Virginia Raggi) quando ormai c'è un metro di acqua nelle strade. Si chiama «prevenzione» ed è un concetto che non sembra appartenere alle giunte grilline, troppo impegnate a garantire menù vegani nelle scuole e a progettare sterminate piste ciclabili, per occuparsi dei banali problemi dei cittadini. E per sturare i tombini.
Il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, ancora coi piedi bagnati, si è affrettato a scaricare il barile sugli altri. Il primo cittadino toscano ha denunciato la tardiva e sbiadita allerta lanciata dalla protezione civile, che ha bollinato la tempesta solo con un allarme arancione. Non crediamo che Nogarin sia daltonico, ma la gravità della situazione era chiara sin da sabato mattina e altre città, Pisa per esempio, si sono attrezzate per tempo, mentre lui non si sarebbe nemmeno peritato di mandare sms di allarme come avrebbe dovuto. Se c'è una responsabilità fisica in quello che è successo lo stabiliranno i giudici e gli organi competenti. L'unica certezza è che l'incompetenza al potere e l'idea che la politica migliore la possano fare i cittadini, gli inesperti, quelli che non sanno nulla di come funziona una macchina amministrativa, finora hanno fatto disastri.
A Roma - mentre la sindaca è impegnata a chattare e a rispondere del suo lavoro a Casaleggio e Grillo, invece che ai suoi cittadini - la situazione è paradossale. Sembra di essere a Venezia. Se non fosse una tragedia sarebbe una barzelletta: dopo un'estate passata all'insegna dell'emergenza idrica con lo spauracchio di dovere razionare l'acqua nelle abitazioni (nella capitale della settima economia mondiale, non in Burundi) è bastato un'acquazzone per paralizzare la città e le linee della metropolitana. Da un opposto all'altro, dalla siccità all'allagamento. E non vengano a dirci che è colpa dell'uomo se la natura diventa cattiva e indomabile. Semmai è colpa della cattiva politica - e degli uomini che la fanno - se si vive in una situazione di allerta costante e ogni emergenza si trasforma in catastrofe.
Quello di vivere alla giornata, senza prevenire le situazioni di rischio, è un brutto vizio dei comuni a Cinque Stelle. È un brutto vizio di chi non sa fare il suo mestiere. Lo abbiamo visto anche lo scorso giugno nella pentastellata Torino, fino a quel momento una delle giunte grilline più virtuose. Un petardo esploso in piazza San Carlo, piena di gente per la finale di Champions tra Juventus e Real Madrid, scatena la psicosi: millecinquecentoventisette feriti e un morto.
Sarebbe bastato proibire la vendita di bottiglie di vetro e organizzare meglio le vie di fuga per evitare quella macelleria. Sarebbe bastato avere il polso della situazione e magari un po' di esperienza. Purtroppo, quello era solo un preambolo. Ora l'incompetenza ha fatto il suo tempo. Ed è stato un brutto tempo.
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