Cronache

Il marchio di qualità Igp vieta l'esportazione della focaccia

La focaccia di Recco costretta al confino: adesso col bollino europeo di qualità (Igp) è obbligatorio produrla sul posto

Il marchio di qualità Igp vieta l'esportazione della focaccia

Giù le mani della focaccia di Recco. Il prodotto ligure noto nel mondo ha una carta d’identità precisa: “Focaccia” di nome, “Recco” di cognome. Tutti gli altri non fanno parte della famiglia. Insomma, diffidate dalle imitazioni.

La sfoglia, diventata un'eccellenza alimentare italiana, è stata inventata dalla bisnonna Manuelina che, nel lontano 1885, aprì l'osteria tuttora esistente. L'11 novembre scorso è stato un giorno memorabile: la famosa focaccia, infatti, ha ottenuto l'Igp, ovvero l'indicazione geografica protetta targata Ue. Un risultato che altri prodotti da forno, come la pizza, non sono riusciti a raggiunere.

In che cosa si traduce concretamente la nuova sigla? Semplice, nessuno potrà più definire "focaccia di recco" un prodotto che non sia stato preparato nella stessa Recco e nei tre comuni vicini: Avegno, Camogli e Sori. Non sfuggono alla regola neanche quei prodotti che seguono in maniera fedele la ricetta originale, con gli stessi ingredienti e le stesse modalità di preparazione. Inoltre, è proibito per gli stessi aderenti al consorzio vendere la prelibatezza culinaria al di fuori dei confini sopracitati. Ma non è finita qui, perché il rigido disciplinare europeo vieta anche la surgelazione: "È escluso ogni trattamento di pre-cottura, surgelazione, congelazione o altra tecnica di conservazione", recita il diktat.

Inutile dire che la vicenda ha già scatenato polemiche: infatti, il riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta per la focaccia di Recco rischia di trasformarsi in un pericoloso boomerang persino per i produttori e promotori della celebre focaccia al formaggio. Il pericolo è quello di compromettere il lavoro di anni ed anni dei legittimi produttori della focaccia di Recco.

Eppure, "dura lex sed lex": adesso nella cittadina di 10 mila abitanti diventata una delle capitali gastronomiche italiane si scatena la lite. Si scopre che al consorzio hanno aderito solo otto ristoranti nella cittadina e tre nella vicina Sori. Bernini scrive una lettera ai consorziati, lanciando sospetti contro la persona "che per anni ci ha contrastato in tutte le sedi possibili e immaginabili". I detrattori vengono allo scoperto. Ci si mette anche Biagio Palombo, titolare della storica Baracchetta sulmolo. Aveva iniziato la battaglia per l’Igp, l’ha abbandonata intuendo le conseguenze: "Che Recco non si possa più promuovere in giro è assurdo". Nel frattempo, il caso diventa politico e così interviene anche il sindaco Dario Capurro: "L’Igp è stata una conquista, ma se non possiamo usare il marchio Recco fuori dai confini diventa un boomerang".

Intanto Tossini, il maggior produttore di focaccia al formaggio da esportazione, cambia confezioni, lasciando il nome della città solo nel marchio: "Fratelli Tossini Recco". Il nome di Recco sparisce anche dal menù della Manuelina.

E la celeberrima focaccia al formaggio diventa così: focaccia Manuelina.

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