Bluff M5s sul reddito minimo: al primo esperimento è già flop

A sud della Capitale c'è un Comune dove l'utopia grillina è (quasi) diventata realtà. Ma in realtà è il solito gioco di prestigio dei Cinque Stelle

Bluff M5s sul reddito minimo: al primo esperimento è già flop

Se la corsa ai moduli per il reddito di cittadinanza nei Caf del Sud Italia è stata subito bollata come una fake news sul blog di Beppe Grillo, non si può dire lo stesso del caso di Marino, un piccolo comune alle porte di Roma dove la punta di lancia del programma grillino è quasi diventata realtà.

La sagra dell’uva è ormai lontana e nel paese non si parla d’altro da quando il sindaco, Carlo Colizza, lo scorso 28 febbraio ha sottoscritto la delibera per il reddito di cittadinanza locale. Un assegno che oscilla da 400 a 600 euro mensili, del quale potranno beneficiare i cittadini di età compresa tra 43 e 58 anni, residenti nel Comune da almeno un lustro. E non importa se le condizioni per accedere al sussidio sono a dir poco restrittive, nei Caf si sono già presentate decine di persone pronte a compilare i moduli.

“Mi informerò meglio nei prossimi giorni per poter fare la richiesta”, assicura una ragazza romena che passeggia con i figli piccoli all’ombra di Palazzo Colonna, sede del Comune. E non è la sola. “Finora sono venute da noi una cinquantina di persone”, ci dice il responsabile del Caf di corso Trieste. Sono state rispedite tutte a casa a mani vuote. “Abbiamo detto loro di tornare fra un mese, visto che stiamo ancora aspettando la documentazione”. I moduli ad oggi ancora non si sono visti, anche se a sentire il sindaco la macchina amministrativa sarebbe già in moto. “La firma del protocollo d’intesa con i centri di formazione per l’impiego e con la Città Metropolitana è fissato per la prossima settimana e il bando dovrebbe essere pubblicato a fine aprile”, assicura il primo cittadino. E sempre con la primavera dovrebbero arrivare le prime graduatorie.

A detta del sindaco sarebbero circa seicento le famiglie in difficoltà che si sono rivolte ai servizi sociali per ottenere una borsa lavoro. Ma i fondi ricavati dai risparmi sui servizi dell’ente e accantonati nel bilancio previsionale approvato a dicembre del 2017, 300mila euro, bastano solo per cento persone. “La misura sarà rimpolpata nel 2019”, promette Colizza ammettendo che per ora si tratta di un “test” di sei mesi. “Non è così che si elimina la povertà ma almeno è un tentativo”, ci spiega dalla scrivania della sua stanza con vista mozzafiato sulla Capitale.

“L’obiettivo – spiega – è quello della riqualificazione professionale e la nostra è quindi una misura mista che prevede un supporto alla ricerca di un lavoro, visto che non si può subordinare un’azione di supporto al reddito ad una prestazione lavorativa”. Fatto sta che 600 euro al mese per una famiglia con tre figli non sembrano sufficienti a sbarcare il lunario. “Mio figlio prendeva un sussidio di 400 euro al mese, non gli bastavano nemmeno per comprare le sigarette”, conferma un’anziana signora appena uscita dal fruttivendolo. E allora il rischio è che si faccia avanti anche chi un lavoro ce l’ha, ma irregolare. Da Palazzo Colonna promettono controlli serrati in collaborazione con la Guardia di Finanza, ma l’ex sindaco Adriano Palozzi, primo degli eletti nel consiglio regionale del Lazio alla scorsa tornata elettorale, già bolla il provvedimento come “un incentivo a licenziarsi e a lavorare in nero”.

Il reddito di cittadinanza locale è solo “un grande bluff” per il consigliere regionale di Forza Italia, che rivendica la sua azione a favore dei più deboli. “Con il progetto Chiave di Volta investimmo un milione di euro l’anno per la creazione di 600-700 posti di lavoro per i più bisognosi, senza bisogno di regalare soldi”, ricorda Palozzi. I consiglieri di opposizione, dal canto loro, parlano di “delibera spot” approvata a pochi giorni dal voto. Un provvedimento dal seguito incerto visto che, sottolinea il consigliere comunale di Forza Italia, Stefano Cecchi, “i moduli ancora non ci sono, e forse potrebbero non esserci mai perché il regolamento comunale si pone in contrasto con la normativa nazionale”.

Ma il primo cittadino, con un passato da militante nelle file di Alleanza Nazionale, non indietreggia e rivendica la legittimità del nuovo regolamento, che gli è valso le lodi della consigliera Roberta Lombardi e l’apprezzamento di Luigi Di Maio. Chissà che l’aspirante premier pentastellato non intraveda nell’esperimento marinese i germogli del nuovo ordine grillino. Coperture mancanti comprese.

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