Cronache

L'allarme di Bassetti: "Tra un mese si ferma l'Italia"

Matteo Bassetti cerca di smorzare gli allarmismi davanti all'aumento record di contagi e invoca un ritorno a una quasi normalità

L'infettivologo Matteo Bassetti
L'infettivologo Matteo Bassetti

Matteo Bassetti non appoggia la nuova linea del governo per contrastare la diffusione della variante Omicron del coronavirus. L'infettivologo dell'ospedale San Martino di Genova considera le misure eccessive alla luce della situazione dell'epidemia. Le sue parole all'Adnkronos sono state molto chiare nel giorno della vigilia di Natale: "Sotto l'albero di Natale mi auguro di trovare un pochino meno di allarmismo, paura e panico non aiutano. Mi auguro di non trovare la paura, con Omicron abbiamo commesso gli stessi errori di un anno fa: terrorismo, vaccini 'bucati' e più decessi. Poi si è rivelato tutto inutile".

E infatti, come sottolineato da Matteo Bassetti, "assistiamo ad un calo di letalità e i vaccini funzionano. Ecco, non vorrei più trovare i soliti noti che la sparano più grossa. Mentre vorrei vedere tante persone che abbandonano l'ideologia e pensano di più al Paese e si vaccinano. E vorrei che Natale mi porti i farmaci per curare il Covid e i nuovi anticorpi monoclonali di seconda generazione, più potenti".

All'agenzia LaPresse, l'infettivologo ha aggiunto: "Se continuiamo con queste regole, per ogni persona risultata positiva al Covid-19 ci sono 50 persone che devono stare a casa ma ormai, per l'ampia diffusione del virus, il tracciamento non ha più senso". Il medico ha spiegato il suo punto di vista sulla questione: "Dobbiamo smettere di pensare che se qualcuno ha il tampone positivo pensa di essere appena uscito dal reattore nucleare di Chernobyl perchè non è così. Continuando con questa strategia, tra un mese rischiamo di avere l'Italia ferma".

Matteo Bassetti va controcorrente rispetto ad alcuni suoi colleghi e a modo suo cerca di smorzare gli allarmismi e di riportare il Paese in una situazione di normalità, anche se diversa da quella che abbiamo conosciuto fino al 2019: "Se continuiamo in questo modo a fare tamponi a tutti, anche a chi non sintomi o magari ha un raffreddore, cosa potrebbe accadere il 25 gennaio con magari 1,5 milioni di persone contagiate? Vorrebbe dire avere 10 milioni di persone ferme e in quarantena.

In quel caso chi va a fare il pane, chi guida l'autobus, chi va ad insegnare a scuola? Si rischia di avere un Paese ingessato".

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