Messaggero Sant'Antonio: giornalisti dormono in redazione. Giulietti: "Inaccettabile"

Sabato mattina i giornalisti con Fnsi Sindacato giornalisti Veneto sono stati ricevuti dal vescovo di Padova. Nel pomeriggio l'incontro con il sindaco. Bond (Fi): "Di Maio li ascolti".

Messaggero Sant'Antonio: giornalisti dormono in redazione. Giulietti: "Inaccettabile"

È da giovedì 6 dicembre che i giornalisti della redazione del Messaggero di Sant’Antonio dormono in redazione. Una festa dell’Immacolata che mai si sarebbe dovuta sentire da parte di un giornale cattolico oltretutto. Sì perché il Messaggero di Sant’Antonio, il mensile edito dai frati della basilica di Padova che arriva in abbonamento a milioni di fedeli nel mondo, giovedì scorso ha annunciato la chiusura dopo 120 anni di pubblicazione.

Sabato mattina i giornalisti con la segretaria del sindacato dei giornalisti del Veneto, Monica Andolfatto, sono stati ricevuti dal vescovo di Padova Claudio Cipolla e nel pomeriggio l'incontro con il sindaco Sergio Giordani. Il presidente della Federazione Nazionale della Stampa ha fatto visita alla redazione del Messaggero di Sant'Antonio.

I motivi della chiusura e del prossimo licenziamento degli otto giornalisti che compongono la redazione dei mensili Messaggero di Sant'Antonio e Messaggero dei Ragazzi, riguardano le ingenti perdite di bilancio. "Una decisione – aveva fatto sapere la direzione del Messaggero di Sant'Antonio Editrice – che arriva dopo un anno di stato di crisi aziendale, aperta e certificata dal ministero del Lavoro". Dal 2015 la società editrice avrebbe registrato progressive perdite, chiudendo il bilancio del 2017 con un passivo di 2,7 milioni di euro. Le perdite di esercizio dal 2013 al 2017 ammontano a circa 10 milioni e i giornalisti erano in contratto di solidarietà da un anno.

Una decisione giudicata inaccettabile dalla Federazione Nazionale della Stampa e dal Sindacato giornalisti Veneto che fin da subito sono scesi in campo a sostegno dei colleghi. Fnsi e Sgv giudicano inaccettabile "la condotta adottata dalla controparte – nella fattispecie la direzione dei frati – che senza scrupolo alcuno ha tolto dal tavolo – convocato per fare il punto sul contratto di solidarietà attivato da un anno – qualsiasi margine di trattativa. Una decisione intollerabile nei modi e nel merito a fronte di violazioni contrattuali, fra cui il rifiuto di esibire il bilancio".

"Le perdite economiche - dicono il segretario generale Fnsi, Raffaele Lorusso, e la segretaria del Sindacato dei giornalisti Veneto, Monica Andolfatto - sempre comunicate a voce e senza mai un'analisi puntuale di costi e ricavi, non possono giustificare un tale atteggiamento che fa strame della dignità ancor prima umana che professionale dei lavoratori".

"Quello che è accaduto non è accettabile - ha detto il presidente Fnsi, Giuseppe Giulietti - questo è un giornale che ha una storia, amato da credenti e non credenti. Un giornale che ha illuminato le periferie del mondo, un giornale che si è mosso sulla linea di questo papa, che ha fatto delle periferie il suo punto di riferimento. Quello che sta accadendo non è comprensibile, mi auguro che arrivi, in senso letterale, un colpo anche dall’alto”.

"La vicenda che sta interessando il “Messaggero” - ha detto monisgnor Cipolla - mi rammarica e mi interroga. Siamo consapevoli che l’editoria cattolica versa, non da oggi, in grandi difficoltà, Comprendo lo sconcerto per la notizia che giunge inaspettata e che pare, inoltre, non lasciare margini di trattativa. Auspico che si trovi presto una soluzione per ciascuno degli interessati perché non vadano disperse la dignità dei lavoratori e la loro professionalità. Pur conscio di non avere grandi possibilità concrete, sono disponibile a favorire ogni atto che possa andare in questa direzione".

A intervenire è anche il parlamentare Dario Bond di Forza Italia. Il primo parlamentare "che si interessa a noi", dice la segretaria Sgv Monica Andolfatto. "Piena solidarietà ai giornalisti del Messaggero di Sant’Antonio, che da giovedì mattina sono senza lavoro. Il ministro Di Maio li ascolti lunedì mattina - dice Bond - durante la manifestazione contro il precariato giornalistico organizzata a Roma dalla Federazione Nazionale della Stampa. Non capisco quale sia la volontà della proprietà del Messaggero: vogliono continuare a stampare la rivista, senza giornalisti? Sarebbe come aprire un ristorante senza il cuoco. O un ospedale senza medici. I giornalisti sono l’anima della rivista e in questi anni hanno offerto un servizio informativo puntuale e di qualità rivolto sia ai credenti sia ai non credenti. È l’ennesimo caso di taglio drastico nel mondo dell’informazione e del pluralismo. Mi auguro che anche il Papa possa intervenire in questa vicenda che macchia l’immagine dell’intera Chiesa evangelica e caritatevole in cui credo".

E infatti lunedì 10 dicembre, a Roma, all'assemblea pubblica davanti al ministero dello Sviluppo Economico contro la precarietà e per il pluralismo ci saranno anche i giornalisti del Messaggero di sant'Antonio. "Questo è un fatto senza precedenti – attacca Giulietti che porta la solidarietà anche di Raffaele Lorusso e Carlo Verna – che va in direzione opposta e contraria a quanto indicato da papa Francesco. Metteremo in campo ogni attività, anche ispettiva. È inaccettabile che l'editore parli di portare avanti il messaggio caritatevole ed evangelico, dicendo che ci sarà continuità della testata. Ma come si può pensare di fare un giornale senza giornalisti? Non consentiremo che il Messaggero di Sant'Antonio venga fatto da pensionati o da persone senza titoli professionali, togliendo l'anima al giornale".

Secondo i frati, l’azienda, pur avendo dato attuazione “a tutte le iniziative” per evitare che le perdite avessero impatto negativo sull’occupazione, “non è più in grado di sostenere economicamente gli attuali costi del personale”.

La direzione si è resa disponibile a procrastinare di alcuni mesi la chiusura, in attesa del bilancio 2018, anche attraverso la proroga del contratto di solidarietà che scade il 14 gennaio prossimo.

"Una cosa deve essere ben chiara – dicono Fnsi e Sgv – i frati non possono pensare di chiudere la redazione, licenziare i giornalisti e continuare a pubblicare la rivista cattolica forse più famosa al mondo".

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