Cronache

"Mi picchiano se non rubo", 14enne rom manda a processo la famiglia

Giovane rom manda a processo il papà, il nonno e gli zii. "Mi picchiano perché dicono che non sono capace a rubare". Ma loro negano

"Mi picchiano se non rubo", 14enne rom manda a processo la famiglia

"Mi picchiano perché dicono che non sono capace a rubare". Le percosse erano pressoché all'ordine del giorno. Se il furto non andava a segno, iniziavano gli schiaffi. A volte - secondo quanto testimoniato ai carabinieri - pure le bastonate. Sono passati quasi tre anni da quando, nell'aprile 2018, una 14enne di origini rom si era presentata in lacrime alla caserma di Grugliasco (Torino) per chiedere aiuto. La coraggiosa bambina aveva denunciato di essere costretta all'illegalità dai famigliari, che la punivano ogni qual volta tornava a casa senza la refurtiva. Oggi la ragazza, ormai adolescente, vive in una comunità protetta e ha iniziato a frequentare la scuola. Ma quella terribile vicenda di violenze e inciviltà non si è ancora conclusa.

Suo padre, gli zii paterni e il nonno sono attualmente sotto processo e siedono sul banco degli imputati nel tribunale di Torino. Contro di loro, la pm Laura Ruffino ha formulato l'accusa di maltrattamenti aggravati. Secondo quanto emerso dalle indagini e dalle testimonianze raccolte, avrebbero fatto del male alla ragazza: le botte sarebbero state una conseguenza dei furti andati male. Del resto, già nel 2018, la giovanissima vittima aveva raccontato ai carabinieri di essere stata costretta a rubare in alcuni supermercati e negozi della zona. In quel caso, la bambina aveva ammesso di aver sottratto merce per un valore di 800 euro da un centro commerciale torinese. "Me lo ha imposto la zia", aveva detto, assicurando però ai militari di non voler più fare quella vita. "Io non voglio più rubare". Lo stesso maresciallo, in un primo verbale, aveva descritto la bambina rom come intimidita, con il viso solcato da un senso di paura.

Davanti alla giustizia, i famigliari negano le accuse e sostengono che la giovane sia pazza, "instabile" mentalmente. Gli psichiatri, invece, ritengono che la ragazza abbia solo bisogno di essere seguita e aiutata, perché era sempre stata succube della famiglia. L'illegalità e i maltrattamenti, secondo quanto emerso, erano diventati la sua drammatica quotidianità. Ai carabinieri, che le avevano chiesto come trascorresse le sue giornate, la piccola aveva raccontato: "Mi alzo, mangio, esco più volte di casa per compiere furti. Poi rientro, mi occupo delle faccende e vado a dormire".

Ora è al vaglio della giustizia, che farà il suo lento corso.

Intanto, l'ex ladra (per costrizione) sogna una nuova vita.

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