Migranti, il trafficante tunisino: "Lavoriamo con mafia italiana"

La confessione di un trafficante tunisino a Nemo: "Gli italiani vengono a prendere i migranti". L'ombra della mafia sul traffico

Migranti, il trafficante tunisino: "Lavoriamo con mafia italiana"

L'ombra della mafia nel traffico di migranti. Dopo gli accordi tra il governo e Tripoli, le coste della Libia vedono partire sempre meno migranti. Ma dall'Africa continuano a salpare barconi di clandestini diretti verso l'Europa. Ad aver ripreso vigore è la rotta che dalla Tunisia porta a Pantelleria o Lampedusa. Su cui sembra aver messo le mani anche la criminalità organizzata.

"Nel traffico di esseri umani dalla Tunisia sono coinvolti gli uomini delle mafie italiane". A rivelarlo a Valentina Petrini, la conduttrice e inviata di Nemo Nessuno Escluso, è un trafficante tunisino attivo nella zona di Sfax, la località da cui parte la maggior parte di imbarcazioni della fortuna dirette in Italia (guarda il video). Lo scafista, nell'intervista che andrà in onda questa sera a Nemo su Rai2, racconta anche in che modo riesce ad eludere i controlli della Giardia costiera nazionale. A guidarlo è la luce del faro dei porti del Belpaese. "Quando arrivo a 16 miglia da Lampedusa - spiega ai microfoni della Rai - scarico i migranti, consegno loro una lanterna e dico di tenerla coperta fino a quando mi sono allontanato. Poi loro scoprono la luce e gli italiani vengono a prenderli. Sono quelli delle mafie, con loro lavoriamo regolarmente".

Sulla rotta tunisina si erano concentrate anche nei mesi scorsi le preoccupazioni del governo.

Le imbarcazioni di piccole dimensioni sfuggono spesso ai controlli delle autorità e riescono ad arrivare a Porto Empedocle, Sciacca, Licata, Trapani e Mazzara. Spesso, oltre ai migranti, i trafficanti trasportano anche sigarette di contrabbando e droga, come dimostrato da indagini (e sequestri) della Guardia di Finanza.

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