Milano, ex moglie del clochard morto a Sala: "Nella bara nudo e sporco"

La donna ritiene il sindaco direttamente responsabile per il trattamento riservato all'ex marito, deceduto a causa del freddo

Milano, ex moglie del clochard morto a Sala: "Nella bara nudo e sporco"

"La ritengo direttamente responsabile". Sono parole molte dure quelle scritte dall'ex moglie di Massimiliano, il clochard morto lo scorso 27 febbraio sotto i portici di via Pisani a Milano, al sindaco Beppe Sala.

In una lettera inviata a diverse testate giornalistiche, tra cui Fanpage, Katia Ferrati racconta al primo cittadino il trattamento riservato all'ex marito dopo il tragico decesso: "Sono la ex moglie di Massy, il clochard ritrovato senza vita in via Pisani il 27 febbraio scorso e Le scrivo per comunicarLe il mio rammarico e la mia delusione nei confronti del comune di Milano. Lei probabilmente non è al corrente di quanto accaduto, ma essendo a capo dell’istituzione, la ritengo direttamente RESPONSABILE".

L'ex moglie di Max, così lo chiamavano tutti, racconta al sindaco Sala di essere andata all'obitorio di piazzale Gorini, in zona Città Studi, subito dopo la notizia della morte. Lì ha espletato tutte le pratiche necessarie al funerale. Secondo un accordo preso, con tanto di documento che lo testimonierebbe, la vestizione del corpo sarebbe stata a carico del Comune. Katia consegna quindi i vestiti. Ma quando il 3 marzo torna in obitorio per l'ultimo saluto prima del funerale, rimane basita: "Con sgomento abbiamo constatato che non era stato ripulito, non era stato vestito ed era stato messo nella bara dentro al sacco di plastica nel quale era stato riposto al ritrovamento. Chiaramente era troppo tardi per poter fare qualcosa ed abbiamo dovuto accettare che venisse portato al suo funerale in quelle condizioni".

La rabbia della donna nasce anche, ma non solo ovviamente, dalle "bellissime dichiarazioni quando Massy è stato ritrovato, su quanto il Comune faccia per i senzatetto". Katia precisa inoltre che nessuna istituzione ha il diritto di togliere la dignità a un uomo e, scrive ancora, non si aspetta una risposta dal primo cittadino.

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