Coronavirus

Mutazioni e aggressività: ecco come cambia il virus

Col passare del tempo, il nuovo coronavirus ha sviluppato diverse mutazioni. Ma sta diventando davvero meno pericoloso? Ecco cosa dicono gli esperti

Mutazioni e aggressività:  ecco come cambia il virus

Le terapie intensive si stanno svuotando, i reparti degli ospedali dedicati al Covid-19 "respirano" e in Italia si registrano sempre meno contagi. Sembra che il nuovo coronavirus stia concedendo una tregua. Intanto, gli scienziati parlano di mutazioni, che modificano lievemente il virus rispetto al ceppo originario. Ma c'è un collegamento tra questi due fenomeni?

Il Sars-CoV-2 muta

"Sono circa 200 le mutazioni più frequenti trovate nel nuovo coronavirus". A rivelarlo è stato uno studio, reso noto anche dall'Ansa, che ha analizzato il genoma del virus in 7.500 persone positive, facendo emergere la presenza di diverse mutazioni, presenti in tutti i paesi più colpiti. "Tutti i virus mutano naturalmente- ha commentato uno dei coordinatori dello studio- Le mutazioni in sè non sono una brutta cosa. Ma un problema nello sconfiggere il virus è che il vaccino o il farmaco potrebbero non essere più efficaci se il virus è mutato".

Anche Massimo Ciccozzi, responsabile dell'Unità di statistica medica ed epidemiologia molecolare dell'Università Campus Bio-Medico, aveva precisato ad AdnKronos che il Sars-CoV-2 "sta continuando a mutare": "Il coronavirus muta perché, da virus, è il suo lavoro", spiegava, citando uno studio dell'Università di Zhejiang che rivelava 30 cambiamenti.

In particolare, i ricercatori hanno individuato 14 mutazioni della proteina Spike, che permette al nuovo coronavirus di penetrare nelle cellule e di aggredirle. Uno di questi cambiamenti, identificato come D614G, sembra indicare una trasmissione più rapida. Il coronavirus senza questa mutazione (D) è quello di Wuhan, mentre la variante G sarebbe emersa a febbraio in Europa, Nord America e Australia.

Il virus è indebolito?

Ma queste mutazioni possono indebolire o rafforzare il virus? Secondo gli esperti, "la prova ancora non c'è". Niente, per il momento, sembra indicare che "il nuovo coronavirus stia mutando più velocemente o lentamente del previsto, o se sta diventando più o meno letale e contagioso".

Secondo Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute per l'emergenza Covid-19, "dal punto di vista microbiologico ed epidemiologico, il virus è sempre lo stesso". Dello stesso parere anche Roberto Cauda, direttore del Dipartimento malattie infettive del Gemelli di Roma, che ad Agorà ha precisato come non ci siano "elementi che indicano che il virus si sta indebolendo". Il calo dei casi, sarebbe invece "effetto del lockdown".

Secondo Ciccozzi, "la prova per dire che queste mutazioni lo rendano meno aggressivo ancora non c'è". Ma ammette: "Se vediamo i dati dei ricoveri e delle terapie intensive sembra che la malattia stia diventando meno grave. Ebbene, penso che il lockdown e le mutazioni abbiamo lavorato a nostro favore, contrastando la circolazione di Sars-CoV-2 e favorendo il suo 'adattamento' all'ospite. Ma questo non vuol affatto dire di abbassare la guardia: dobbiamo continuare a rispettare le misure di distanziamento, indossare le mascherine ed essere attenti all'igiene delle mani".

La malattia "sta cambiando" anche a detta di Massimo Clementi, ordinario di Microbiologia e Virologia dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano: "Nelle terapie intensive non arrivano più malati all'ultimo stadio", ha Spiega ad AdnKronos. Considerazioni simili anche quelle di Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, che sostiene che il virus stia perdendo intensità: "I numeri si sono ridotti, arrivano meno casi gravi. La mia sensazione di pancia, di chi ha visto il virus in faccia e non è stato dietro una scrivania, è che questo virus ha perso la forza iniziale - dice all'Adnkronos Salute - Non c'è ancora nessuna dimostrazione scientifica, è solo l'osservazione di chi lavora in reparto".

"Il virus pare meno aggressivo" anche a Maria Rita Gismondo, ma secondo l'esperta il merito non sarebbe delle mutazioni: il Sars-CoV-2 potrebbe essere cambiato dopo essere circolato a lungo nella popolazione, o grazie a diagnosi più precoci. Il cambiamento, quindi, sarebbe dovuto a un mix di fattori, che hanno contribuito a far diminuire la gravità della malattia. Anche secondo uno studio cinese, "le variazioni genetiche del virus non avrebbero influenzato la sua aggressività". Le sequenze genomiche del Sars-CoV-2, infatti, sembrano indicare un'evoluzione stabile del virus.

Nessuna prova per il momento, che il virus si sia indebolito, nonostante negli ospedali si osservino meno casi e meno gravi.

Le mutazioni e una loro possibile influenza sulla gravità del virus rimangono ancora un mistero per gli esperti.

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