Cultura e Spettacoli

Nessun talento giustifica l'orrore della pedofilia

Nessun talento giustifica l'orrore della pedofilia

Sapevamo che esiste l'antifascismo, anche se esattamente non sappiamo cosa sia. Ignoravamo invece che esistesse «l'anti pedofilia», visto che non dovrebbe esserci qualcuno a favore di una condotta, a giusto titolo, considerata mostruosa.

Eppure Il Foglio di ieri, per la penna del suo fondatore, difende lo scrittore francese, Gabriel Matzneff dall'«isterismo» del «puritanesimo antipedofilo». Che ci sia un partito pro pedofilo? In realtà c'è, e soprattutto c'è stato nel recente passato, come vedremo tra un istante. E anche se non ci sentiamo di iscrivervi Ferrara, per tutto il pezzo egli difende Matzneff dall'accusa di essere un «predatore seriale»: le sue vittime lo amavano, e ne erano ricambiate, e ben felici, dice. Solo ora una di loro, Vanessa Springora, ha deciso di raccontare questa esperienza in un libro, una volta «arrivata alla testa di un'importante casa editrice».

Ma la distinzione tra pedofilo e philopède, scovata dallo stesso Matzneff e fatta proprio nell'arringa difensiva di Ferrara, non ci convince e ci sembra la classica via d'uscita degli intellettuali, cioè tramite il gioco di parole. Così come non ci convincono il cv di Matzneff, le sue qualità letterarie, la sua amicizia con Mitterrand, il suo essere molto credente (è cristiano greco-ortodosso). E non ci convincono perché ci sembrano la solita logica, in passato sostenuta pro assassini e terroristi, secondo cui il colto trasformerebbe in oro tutto ciò che tocca: anche la violenza sui minori.

E non si capisce perché quella dell'intellettuale dovrebbe essere più nobile di quella, che so, di un muratore: solo perché il primo è in grado di raccontarne l'esperienza con ardite metafore? Quello che soprattutto atterrisce, dell'arringa di Ferrara, è il totale disinteresse nei confronti delle vittime, cioè i minori. Non sono vittime, non si sentono tali, scrive Ferrara: ne è proprio sicuro? Conosce la loro vita, sa se essa non sia stata condizionata, o rovinata, dalla manipolazione subita da piccoli?

Certo, ha ragione Ferrara solo su un punto, a denunciare l'ipocrisia. Perché tutti sapevano, Matzneff ha raccontato le sue esperienze in tomi pubblicati dalle principali case editrici francesi, ne ha parlato in televisione, invitato nelle trasmissioni di libri, che in Francia hanno tanto seguito. Ed è vero, perché la rivoluzione sessuale degli anni Sessanta aveva legittimato, tra le altre cose, anche la pedofilia. Basta girare in rete per trovare un video di Daniel Cohn Bendit, il leader del Maggio francese, teorizzare la bontà del rapporto con i gosse, i bambini. E anche in Italia abbiamo avuto esponenti di alcuni partiti, in passato, favorevoli alla depenalizzazione della pedofilia. Che sia scoppiato il caso ora può essere questione di ipocrisia o di moda; ma non sarà che finalmente, a cinquant'anni dal Sessantotto, cominciamo a capire che il nichilismo e il relativismo etico ci stanno distruggendo?

Ferrara in passato l'aveva compreso, e bene. Per questo la sua arringa, oggi, ci lascia interdetti.

Marco Gervasoni

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