Cronache

Nidi e materne? Un investimento Ogni euro ne rende quasi 6

MilanoSi sa che i soldi non danno la felicità, ma anche buttarli via non aiuta, soprattutto se sono in gioco la vita e la felicità dei bambini. E i risultati di una ricerca che sarà presentata oggi all'Università cattolica di Milano parlano chiaro: un maggiore investimento economico nei primi anni di vita determina un significativo ritorno in termini di risorse umane. Per ogni euro investito sulla prima infanzia si ha un rendimento minimo di 5,70 euro. Una somma destinata a precipitare sin dal primo anno di vita, seguendo una curva che sembra una pista nera da sci.

In altri termini, come rileva il lavoro di CeDisMa (Centro studi e ricerche sulla disabilità e la marginalità), l'equilibrio emotivo, il rendimento scolastico, l'inserimento sociale, la capacità lavorativa, la prevenzione delle diverse forme di devianza, dipendono da un'educazione alla socialità molto precoce: si giocano nei primi cinque anni di vita. Gli investimenti nel periodo prescolare hanno costi inferiori «perché non devono modificare situazioni problematiche già consolidate, cioè non includono i costi dei “rimedi”». Per dirla con un altro adagio di buon senso, prevenire è meglio che curare.

Le prime abilità che si sviluppano sono le sensoriali, come vista e udito, seguite da competenze linguistiche e funzioni cognitive superiori. Se in questo periodo imparare una lingua è semplicissimo (e costa poco), più si va avanti e peggio è. Eppure, l'Italia spende l'1,4% del Pil per le politiche a favore delle famiglie con figli, rispetto a una media europea del 2,2%, e il divario colpisce soprattutto i servizi per la prima infanzia.

Asili nido e aziendali di livello sono spesso l'unica ancora di salvezza per bambini che vivono in ambienti degradati. La ricerca illustra come i fattori maggiormente determinanti per lo scarso rendimento nell'istruzione sono la povertà e l'appartenenza a nuclei familiari disagiati. La ricerca sottolinea anche come molti genitori preferiscano non mandare i figli all'asilo perché non si fidano del livello qualitativo del servizio. E la scelta di mandare i bimbi al nido è compiuta da famiglie appartenenti a classi agiate, proprio perché possono scegliere buone scuole. In pratica, al momento, la buona educazione prescolare è un lusso per persone benestanti.

«Oggi in Italia fare un figlio per una donna significa interrompere una carriera e questo è ingiusto. La riforma della buona scuola mette 100 milioni di euro sugli asili» ha detto proprio ieri il premier, Matteo Renzi, parlando a Rtl 102,5.

Difficile dire se sarà sufficiente.

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