"Non solo liceali, servono tecnici"

Lettera agli studenti delle medie: "Le aziende cercano 40mila figure specializzate"

"Non solo liceali, servono tecnici"

Un futuro, quello dei ragazzi, spesso diverso da come immaginato. Troppe le incognite, molte le aspettative deluse. E il presidente di Confindustria Cuneo scrive una lettera ai genitori che si apprestano ad iscrivere i loro figli alle scuole superiori. A settembre erano usciti i dati Ocse sui Neet («Uno sguardo sull’istruzione 2017») ed erano allarmanti: un giovane su quattro, tra i 15 e i 19 anni, in Italia, non risultava occupato e non frequentava nessun corso di formazione. Nel nostro Paese la percentuale complessiva dei ragazzi inoccupati in attività lavorative o di studio era pari al 26%, la media Ocse era il 14%. Peggio in Campania, Calabria e Sicilia: qui, più di un ragazzo su tre risultava Neet. Ed eccola qui la realtà che fa scontrare contro i sogni. La scelta per la scuola superiore di un figlio è una scelta «spesso viene fatta dando più importanza ad aspetti emotivi e ideali», scrive Mauro Gola. Ma la realtà produttiva è quella che, secondo Gola, potrebbe portare a una soluzione: nel 2017 le aziende cuneesi nel loro complesso, hanno manifestato l’intenzione di inserire circa 40mila nuovi lavoratori. Di questi, il 19% sono addetti agli impianti e ai macchinari, il 18% operai specializzati, l’11% tecnici specializzati. Queste sono le persone che troveranno subito lavoro una volta terminato il periodo di studi, di cui le nostre imprese hanno estremo bisogno e che spesso faticano a reperire». E chi sceglierà istituti professionali, secondo Gola, avrà maggiori possibilità di trovare un impiego. Infatti, scrive: «Riteniamo che la cosa più giusta da fare sia capire quali sono le figure che le nostre aziende hanno intenzione di assumere nei prossimi anni e intraprendere un percorso di studi che sbocchi in quel tipo di professionalità». E ancora: «Servono operai specializzati, tecnici specializzati nei servizi alle aziende, addetti agli impianti e ai macchinari. Il nostro dovere è quello di evidenziarvi questa realtà. Perché queste sono le persone che troveranno subito lavoro una volta terminato il periodo di studi». Tuttavia, l’Italia resta uno dei Paesi con il più basso numero di laureati. Peggio di noi, solo il Messico. Soltanto 18 italiani su 100, secondo lo stesso rapporto Ocse, hanno ottenuto una laurea (la metà della media che hanno i paesi più industrializzati). Questi numeri ci fanno capire che dobbiamo sistemare qualcosa. Ma il problema qual è? Pare che il problema sia la scelta del percorso di studi. Infatti, il 30% si orienta verso facoltà con scarsi sbocchi lavorativi e solo il 25% termina percorsi di studio scientifici. In ogni caso, come scrive Gola: «La scelta sarà vostra e dei vostri ragazzi».

Quindi, università o istituto professionale, quello che un figlio sceglierà, orienterà le sue prospettive e il suo avvenire. Ed è vitale che la scelta sia fatta bene, tenendo presenti tutte le possibili variabili che potrebbero portare a un futuro diverso da come appare oggi.

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