L'appunto

Il nuovo corso di Forza Italia: Berlusconi freddo con i «big»

Il nuovo corso di Forza Italia: Berlusconi freddo con i «big»

Solo qualche mese fa, «scissione» era una parola tabù che nessuno dentro Forza Italia si sarebbe mai sognato di pronunciare. Da alcune settimane, invece, il termine in questione rimbalza nelle conversazioni riservate di molti colonnelli azzurri, che si tratti di riunioni allargate in qualche noto ristorante di Milano o di incontri ristretti tra la Camera e il Senato. Certo, una cosa sono le parole - soprattutto quelle che ci si concede durante qualche sfogo - e ben altra i fatti. Detto questo, è fuor di dubbio che dentro il partito di piazza San Lorenzo in Lucina il clima sia teso come non accadeva da tempo. Il braccio di ferro estivo tra i big di Forza Italia e Stefano Parisi da una parte e l'avvicinarsi del referendum costituzionale dall'altra hanno infatti esasperato personalismi e incomprensioni reciproche. Al punto che i colonnelli azzurri ragionano apertamente anche sugli scenari più cupi. E tra questi c'è quello in cui Forza Italia possa finire per spaccarsi qualora venga chiamata a sostenere un eventuale governo di scopo all'indomani di una vittoria dei «No». Un appoggio azzurro ad un esecutivo di transizione che si occupi di pochi punti qualificanti (tra cui la legge elettorale) non sarebbe infatti senza conseguenze, prima fra tutte quella di lasciare ampi spazi di manovra ad un Matteo Salvini che - elettoralmente parlando - avrebbe davanti praterie. Ci sta, insomma, che la questione possa dividere il partito, anche se il paradosso vuole che spesso e volentieri i sostenitori dell'asse con la Lega (e quindi i più accesi detrattori di Parisi, accusato di essere troppo dialogante con Renzi) siano gli stessi che si dicono pronti a sostenere un eventuale governo ponte.

Dentro Forza Italia, insomma, le acque sono agitate e soprattutto confuse. Ragion per cui Silvio Berlusconi ha pensato bene di tenersi alla larga da tutto e tutti. Non è un caso, infatti, che - tornato a Roma martedì sera - l'ex premier si sia ben guardato dall'avvertire chicchessia. Nonostante mancasse dalla capitale da quattro mesi, insomma, a parte pochissimi nessuno nel partito - dai più alti in grado all'ultimo dei peones - sapeva del suo arrivo a Palazzo Grazioli. Un modo per cercare di dribblare questioni e problematiche interne che il leader di Forza Italia considera al momento «assolutamente secondarie». Berlusconi, infatti, vuole prima vedere come andrà a finire la partita referendaria e proprio per ribadire il suo impegno per il «No» ieri mattina ha incontrato Salvini e Giorgia Meloni.

Ogni altra considerazione è rimandata a dopo il 4 dicembre, perché se Renzi finisse per uscire sconfitto dalle urne lo scenario politico sarebbe completamente diverso rispetto ad oggi.

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