Open Arms torna alla carica: "Italia o Malta, fate sbarcare 120 migranti"
Il fondatore dell'organizzazione richiede un intervento. L'Italia ha già firmato il divieto d'ingresso; Malta ha negato l'approdo. Ok dall'Estremadura e da Valencia
Il fondatore dell'organizzazione richiede un intervento. L'Italia ha già firmato il divieto d'ingresso; Malta ha negato l'approdo. Ok dall'Estremadura e da Valencia

Ci risiamo: un'altra ong rischia di scatenare l'ennesimo periodo di tensione politica. La Proactiva Open Arms si è rivolta all'Unione Europea, a cui ha chiesto di mettere in atto tutte le azioni diplomatiche per raggiungere un accordo. I 121 migranti tratti in salvo sono bloccati in mezzo al mare da 5 giorni e la nave continua a navigare ad una trentina di miglia da Lampedusa in acque internazionali.
Oscar Camps, fondatore dell'Ong catalana, ha dichiarato: "Che Italia, Malta o la stessa Unione si mettano a lavoro e trovino una soluzione. È incredibile che l'Europa non tenga conto della situazione, che i diritti di queste persone siano calpestati e continuino a lasciarci alla deriva". Camps ha inoltre fatto sapere che le condizioni a bordo del mezzo sarebbero critiche: "Abbiamo già avuto qualche piccola crisi. Tutti hanno bisogno di assistenza psicologica e medica immediata".
Il decreto sicurezza bis è legge.
— Open Arms IT (@openarms_it) August 5, 2019
Difficile trovare le parole per spiegare alle persone a bordo che averle salvate ha un prezzo.
Un milione di euro.#megliomultatichecomplici pic.twitter.com/8M9IuOrjcU
Malta nega l'approdo
L'Italia ha già firmato il divieto d'ingresso. Malta invece ha negato l'approdo dopo aver offerto l'accoglienza alle 40 persone della Alan Kurdi.
Nel frattempo la comunità autonoma dell'Estremadura, nel sudovest della Spagna, ha annunciato la propria disponibilità ad accogliere parte dei migranti tratti in salvo: al momento ne sarebbero 10, ma José Ángel Calle ha fatto sapere che il numero "potrebbe essere ampliato nei giorni successivi". Il direttore generale dell'Agenzia per la Cooperazione allo sviluppo della comunità auspica in una "suddivisione regolata" per far sì che il fenomeno migratorio "non continui ad essere una sfida per i paesi del sud ed esista una giusta corresponsabilità di tutti".
Anche il sindaco di Valencia, Joan Ribó, ha detto che la sua è una città "di accoglienza, aperta e con il dovere etico ed umano nei confronti delle persone che rischiano la vita per fuggire dal terrore, la guerra o la miseria. Le vite di queste persone non possono aspettare oltre. Vogliamo seguire la strada che abbiamo intrapreso con l'Aquarius. Valencia e i valenciani vogliono ispirarsi ai valori della solidarietà, benessere e libertà che l'Europa ha sempre rappresentato".
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