Coronavirus

"Non ce la faccio più". Il 70% degli italiani contro nuove restrizioni

Da un sondaggio condotto da Euromedia Research emerge che quasi 7 italiani su 10 sono contrari a nuove restrizioni. Nel Nord-Est i maggiori picchi di cedimento psicologico

"Non ce la faccio più". Il 70% degli italiani contro nuove restrizioni

Gli italiani sono stanchi dell’emergenza sanitaria e delle restrizioni per contenere l’espandersi del contagio imposte dai governi Conte e Draghi. Quello che pareva evidente a tutti da tempo ora è stato certificato da un sondaggio condotto da Euromedia Research di Alessandra Ghisleri per la Stampa. I numeri sono chiari. Negli ultimi 15 giorni, ad esempio, sono cresciuti di due punti percentuali i cittadini che ammettono di non farcela più psicologicamente ad affrontare questa situazione. Il dato più significativo è che tra questi troviamo ben il 55% degli studenti. Del resto la loro vita è stata stravolta completamente dall’avanzata di Covid-19.

Dalla ricerca emerge che solo un italiano su 3 afferma di sentirsi ancora forte per andare avanti in questa situazione: tra loro spicca il 34% sono pensionati, Nel Nord, invece, si registrano i picchi dei primi segni di cedimento (Nord Est 45%). A insidiare la tenuta psicologica delle persone è sì la paure del contagio ma soprattutto le dure restrizioni per contenere la pandemia che, limitando la libertà personale, sconvolgono la quotidianità. Il 30,6% degli intervistati sostiene di non farcela più psicologicamente mentre il 31,3% spiega di provare i primi sintomi di cedimento. Il 27,5%, invece, garantisce di essere forte e pronto ad andare avanti su questa strada mentre il 6,6% afferma di essere totalmente indifferente alla situazione. Tutti i numeri appena citati, però, variano in base alle varie categorie (studenti, lavoratori autonomi o dipendenti, casalinghe, pensionati, disoccupati) prese in considerazione. Ben il 34% dei pensionati, infatti, si dice forte psicologicamente.

Ad oggi solo il 26,8% degli intervistati si dice favorevole ad un prolungamento delle misure anti-contagio in vigore fino al prossimo 1° maggio. Limitazioni che prevedono, tra l’altro, l’impossibilitò di tornare in zona gialla per le Regioni che hanno una situazione sanitaria meno difficile. Ben il 64,3% del campione, per un motivo o per l’altro, non vorrebbe estendere queste restrizioni. Nelle aree arancioni, specialmente nel Centro e Sud Italia, solo un intervistato su 3 afferma di essere favorevole.

I motivi della contrarietà sono diversi. Al primo posto, con il 15,8%, vi è la preoccupazione per l’economia: gli intervistati sostengono che lavoro ed attività non potranno reggere ancora a questa situazione. Al secondo posto, al 12,8%, vi è l’idea degli italiani che le restrizioni non vengano rispettate e che in giro ci siano pochi controlli. Sull’ultimo gradino di questo speciale podio ci sono coloro che sostengono che con il calo dei contagi sia giusto riaprire (10,5%). Anche in questo scenario sono gli studenti che si distinguono tra tutti: il 22,5% indica la necessità di imparare a convivere con il virus contro l’8,4% del campione nazionale.

Altro dato interessante riguarda le decisioni da prendere in base a determinati fattori. Il 40,2% degli intervistati, infatti, si dice favorevole a stabilire aperture e chiusure in base ai numeri di contagi o individuare una data oltre la quale si riparta seguendo anche l'andamento del lavoro di immunizzazione della popolazione. Dall’altra il 45,3% degli intervistati si dice favorevole ad una situazione di chiusura e aperture condizionata da contagi e decessi.

Da notare che le opinioni politiche personali influenzano ed orientano gli intervistato sulle posizioni riguardanti nuove restrizioni o meno. Tra i più "aperturisti" figura la maggioranza degli elettori dei principali partiti del centrodestra e Italia Viva mentre tra i più "rigoristi" spicca la maggioranza numerica dei sostenitori del Pd, del centrosinistra e del M5s.

Vi è solo un tema su cui tutte le categorie e gli elettorati concordano: quello relativo alle ri-aperture delle scuole. Il 60,6% si dichiara favorevole ad un’estensione totale del provvedimento anche nelle Regioni dichiarate rosse, così come auspicato dal governo Draghi. Solo il 26,7%, invece, si dice contrario.

Ancora una volta gli studenti, con il 65,5%, spingono per tornare ad una normalità che oggi appare lontana dicendo, così, addio alla Dad.

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