Guerra in Ucraina

"Ora la tattica si rovescia". La previsione di Capuozzo sulla guerra

Il giornalista rilegge il conflitto in Ucraina senza filtri ideologici e decifra le mosse dei russi. "Gli ucraini saranno costretti ad avanzare, spesso allo scoperto". Il destino di Odessa - dice - è un'incognita

"Ora la tattica si rovescia". La previsione di Capuozzo sulla guerra

La guerra vista (e raccontata) senza ideologie. Senza quei filtri novecenteschi che oggi, come allora, riescono solo a dividere, applicando una sorta di effetto diffrattivo alla realtà. Camerati contro compagni, occidentalisti contro filo-Putin. Osservata così, la questione ucraina rischia di sembrare "un sanguinoso scherzo da primo aprile", rifette Toni Capuozzo. Ma chiaramente, nel suo drammatico progredire, non lo è. Il giornalista friulano e storico inviato al fronte, dunque, prova ancora una volta a togliere qualche orpello al racconto, smitizzando proprio quegli attribuiti ideologici che spesso si applicano alla Russia putiniana e alla controparte.

"Cosa ha a che fare l'autoritarismo di Putin, e la sua politica di potenza con il vecchio comunismo? Poco: solo l'assenza di libertà e la repressione del dissenso, anche sotto forma di Z tracciate sulle porte", chiosa dunque Capuozzo. E ancora, riferendosi al fronte opposto: "Cosa ha a che fare l'Ucraina con la destra tradizionalista? Poco, è un Occidente alla buona, fatto di Nato e laboratori chimici che è scomodo ospitare da noi, di badanti e utero in affitto, di un popolo che non vuole tornar sotto il grigiore del socialismo reale senza neanche il socialismo, e che per farlo ha rispolverato vecchi eroi collaborazionisti, e lustrato un nazionalismo etnico – il russo come lingua proibita - altro che libertà e democrazia". Una rappresentazione che demitizza un tipo di narrazione e ne offre un'altra, più articolata ma non meno tranchant.

Poi, alla luce delle notizie, la predizione del giornalista per le prossime settimane di conflitto: "La guerra continuerà". E in riferimento ai negoziati: "Boris Johnson, per carattere il più torrenziale e sincero tra i leader dice che Zelensky deve tener duro e non fare le concessioni cui lo spingerebbero Francia e Germania, frettolose di chiudere il conflitto. Mi pare chiaro che i negoziati difficilmente approderanno a qualcosa di più dei corridoi umanitari". Secondo l'ex inviato di guerra, infatti, l'Occidente vuole continuare. "Gli ucraini sono i nostri combattenti surrogati", sentenzia duramente il giornalista, soffermandosi poi sulla nuova tattica dei russi, che hanno arretrato intorno a Kiev e lasciato l'aeroporto di Hostomel che è il trampolino su Kiev. Segno che, almeno per ora, avrebbero rinunciato alla capitale.

Ora, prosegue Capuozzo, la stretegia cambia. "Credo che la battaglia, forse finale, sarà attorno al Donbass. Cosa vuol dire? Che gli ucraini saranno costretti ad avanzare, spesso allo scoperto, sollecitati dal proprio orgoglio e dall’Occidente, e la tattica si rovescia, con i russi trincerati ad attenderli", dice. Poi il giornalista segnala la notizia del presunto attacco degli elicotteri ucraini a un deposito di carburante a Belgorod, dentro il territorio russo. "Questo cambierà un po' la narrazione, da noi. Perché una cosa è parlare di un piccolo popolo aggredito, che ha il diritto di difendersi. E un'altra parlare di un popolo ben armato che aspira alle terre irredente (linguaggio da '900, parte prima)", ragiona Capuozzo, senza fare sconti a Kiev. E aggiunge provocatorio: "Non siamo stati disposti a morire per Kiev, lo saremo per Donetsk? Manderemo armi per la gloria di un’Ucraina indivisibile? Ho la sensazione che la trappola, finora aperta sull’invasione russa, stia girando dall'altra parte. Con un grande punto di domanda, il destino di Odessa".

Infine, per completare le analisi aggiornate al 37esimo giorni di guerra, il capitolo gas. Altrettanto stretegico. "Come altri paesi europei pagheremo in euro, la banca della Gazprom farà il cambio, intascando preziosa valuta estera e metterà il timbro 'pagato' in rubli. Il rublo è tornato ai valori anteguerra, e le rese dei conti si fanno così: una via d’uscita che salvi la faccia a tutti, senza umiliazioni", commenta Capuozzo, il quale non trascura nemmeno quella che egli stesso definisce la "decomunistizzazione dell’Ucraina".

Nello specifico, un progressivo cambiamento culturale che il giornalista racconta così: "Il grande viale che a Kiev si chiamava Prospettiva Mosca venne cambiato in viale Stepan Bandera, collaborazionista dei nazisti. Ovvio che a est e in Russia non l’avessero presa bene. Invece in un villaggio arguto c’è stato un cambio poco costoso anche in termini di cartelli stradali su cui nessuno poteva recriminare: via Lenin è diventata via Lennon.

Proviamo a immaginare, se i piccoli villaggi potessero decidere come va il mondo".

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