Accusato ingiustamente di molestie alla figlia: padre risarcito dal Comune

Avevano allontanato la piccola (oggi 17enne) dalla famiglia, ma il papà non l'aveva mai sfiorata. Il Comune di Nova Milanese paga alla famiglia 260mila euro

Accusato ingiustamente di molestie alla figlia: padre risarcito dal Comune

Padre accusato ingiustamente di presunte violenze sessuali sulla figlia di 6 anni. La Cassazione ha condannato il Comune di Nova Milanese (Monza e Brianza) a pagare 260mila euro di risarcimento del danno alla famiglia vittima dell'errore.

Come riporta il Corriereit, tutto nasce da una maestra d’asilo che per sei mesi conduce una "personalissima ed assai discutibile istruttoria" sulle presunte violenze sessuali del padre su un'alunna. Il caso che viene segnalato ai servizi sociali e ial Comune che ordina che la piccola sia immediatamente allontanata dai genitori e venga affidata a una comunità. Nel giro di sei mesi, quando interviene il Tribunale dei Minori di Milano, la vicenda è già chiara: non ci sono mai state molestie e la bambina. Dopo altri sei mesi la piccola torna tra le braccia dei genitori, con tante scuse.

Nel frattempo, nel 2004, il sindaco viene citato in giudizio dai genitori della piccola per i danni morali e biologici subiti dai figli (che in tutto sono due).

Ora la terza sezione civile della Cassazione ha condannato l’amministrazione comunale a risarcire i danni a causa dei gravissimi errori di valutazione degli assistenti sociali in quanto dipendenti del Comune. Ai due figli sono stati riconosciuti 50 e 60 mila euro di risarcimento, altri sono andati ai genitori, per un totale di quasi 260 mila euro (già versati).

Il Comune, già condannato in primo e in secondo grado al risarcimento della famiglia, davanti alla Cassazione aveva chiesto che a pagare fosse lo Stato, al momento che tutto era partito dal comportamento della maestra d’asilo.

La tesi però è stata respinta dai giudici: "Il Comune è stato ritenuto responsabile non per il comportamento della maestra d’asilo, bensì per l’improntitudine del personale addetto ai servizi sociali che non ha saputo esercitare alcun vaglio critico sulle dichiarazioni e sulle convinzioni della maestra". Il "deficit di professionalità" ha portato al maxi risarcimento, pagato dall’assicurazione del Comune, per la famiglia della bambina, che oggi ha 17 anni.

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