Paoli davanti ai pm punta a ridimensionare le accuse: "I soldi erano in Svizzera prima del 2008"

Il cantautore ha provato a trasformare ciò che gli viene contestato in una formalità da poche decine di migliaia di euro. Ma dalle intercettazioni emergerebbe tutt'altro

Paoli davanti ai pm punta a ridimensionare le accuse: "I soldi erano in Svizzera prima del 2008"

Gino Paoli ha puntato a dimostrare che il suo patrimonio da 2 milioni di euro sia finito in Svizzera in tranche e quindi in momenti differenti. Si è tenuto ieri a Genova il suo interrogatorio davanti ai magistrati che gli contestano di aver esportato illegalmente tutti quei soldi nel 2008 su un conto elvetico, evadendo il Fisco per 800mila euro. Il verbale è stato secretato, ma qualcosa è emerso a margine dell'appuntamento con i pm Nicola Piacente e Silvio Franz.

Con l'aiuto del suo fiscalista Francesco Illuzzi e del difensore Andrea Vernazza, Paoli avrebbe spiegato, carte alla mano, che già in epoca precedente aveva prelevato da quel deposito, a riprova di come le movimentazioni siano molto più datate di quanto gli viene contestato. L'artista ha ad esempio segnalato il "rimpatrio" di 146mila euro precendente al 2008.

La tesi difensiva del cantautore, se dimostrata, potrebbe far vacillare la linea accusatoria. Una strategia che gli permetterebbe di trasformare ciò che gli viene contestato in una formalità da poche decine di migliaia di euro.

Paoli- lo ricordiamo- è finito sotto inchiesta nel corso delle indagini sulla banca Carige. Capitato per caso nelle intercettazioni, assieme a sua moglie.

Sulla base di quanto è emerso, nelle registrazioni l'artista fa riferimento ai 2 milioni di euro da riportare in Italia "senza scudare" che sarebbero frutto dei pagamenti in nero ricevuti per le esibizioni alle feste dell'Unità.

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