Papa Francesco dice messa nel luogo dove Wojtyla fece l'operaio

Papa Francesco al santuario di san Giovanni Paolo II, cuore del centro "Non abbiate paura". Su questo terreno si trovavano gli stabilimenti di soda "Solvay", dove lavorò da giovane Karol Wojtyla durante la Seconda guerra mondiale

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Prosegue senza soste la visita di Papa Francesco in Polonia. Il pontefice è arrivato al santuario di san Giovanni Paolo II, cuore del centro "Non abbiate paura", sorto tra il 2013 e il 2015, che comprende anche il museo Giovanni Paolo II, una torre d'osservazione, un centro per conferenze, una casa per pellegrini e un centro di riabilitazione.

Si tratta di un luogo storico molto importante. Su questo terreno, infatti, si trovavano gli stabilimenti di soda Solvay, dove da giovane lavorò Karol Wojtyla durante la Seconda guerra mondiale. Nel 1940 il futuro Papa fu impiegato nel locale della cava, l'anno successivo, invece, venne trasferito alla depurazione delle acque. Proprio in questo luogo Bergoglio presiede una messa con i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i consacrati e i seminaristi polacchi.

Visitando il convento e il santuario della Divina Misericordia, a Lagiewniki, alle porte di Cracovia, Papa Francesco ha salutato un gruppo di giovani riuniti nel prato delle confessioni chiedendo di pregare insieme la madre della misericordia. All'ingresso del convento, ad accoglierlo con canti e bandierine, c'erano circa 300 persone, tra cui 80 ragazze assistite dalla congregazione religiosa. Nel convento visse e morì santa Faustina Kowalska, uno dei simboli della Polonia e considerata co-fondatrice dell'ordine. Qui Giovanni Paolo II si era recato in pellegrinaggio il 7 giugno 1997.

"Non allontaniamoci mai da Gesù - esorta il Papa affacciandosi da un balcone della Divina Misericordia - anche quando pensiamo che per i nostri peccati siamo i peggiori. Così ci preferisce lui, così la sua misericordia si espande. Promettiamogli questa giornata per ricevere tutta la misericordia di Gesù".

Il messaggio ai sacerdoti

La Chiesa deve essere in uscita- esorta Bergoglio - deve andare nel mondo anche se "può esserci la tentazione di rimanere un po' chiusi ma l'indicazione di Gesù è a senso unico, uscire da noi stessi: è un viaggio senza biglietto di ritorno. Perdere la vita per lui". "Gesù non ama le strade percorse a metà - ha aggiunto - le vite a doppio binario. Chiede di mettersi in cammino leggeri, lasciando le proprie sicurezza, salvi solo in lui. Una vita di servizio dove non esistono spazi privati e proprietà private per i propri comodi". Una vita che, ha aggiunto, "non si erge sui poteri del mondo e non sprechi tempo a realizzare un futuro sicuro e ben retribuito senza speranza e senza gioia".

Invita poi a "mettere l'umanità a contatto con la carne del Signore, portargli quello che siamo con sincerità e fiducia. Gesù è conquistato da cuori che sanno riconoscere le proprie debolezze. Gesù desidera cuori consacrati che vivono del perdono ricevuto da lui per riversarlo sui suoi fratelli".

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