Politica

Il pensiero unico che puzza di regime

Il pensiero unico che puzza di regime

Torno dagli Stati Uniti e respiro per la prima volta in vent'anni un'atmosfera nuova e pesante. A New York avevo visto il disastro del ponte, prima notizia sulle News. Ma, una volta atterrato, ho avvertito oltre il disastro fisico che gronda sangue, l'alito del disastro morale. Alessandro Sallusti ha detto tutto, inutile ripetere. Aggiungo di percepire, forse per colpa del fuso orario, odore di regime. Non dittatura. Un regime può convivere con le forme della democrazia, perché consiste nell'imposizione di un pensiero unico erogato con la flebo dalle televisioni unite nel soccorrere il vincitore. Questa maggioranza e specialmente il gruppo di fuoco detto M5s, punta evidentemente ad un dominio che prescinde dalle regole, dalle leggi e dalle inchieste. Chi punta al regime fa, per dirla brutalmente, come c... gli pare. Ricorre - è il metodo Di Maio - ad una teatrale interpretazione del sentimento popolare che per sua natura va per le spicce, chiede la forca, è furioso e urlante. A quel popolo rispondeva nella Rivoluzione francese che era una cosa più seria - Jean Paul Marat, l'Ami du peuple, l'amico del popolo, che trattava da pezzenti ignoranti gli scienziati e gli accademici di Francia, le persone di buon senso e con la testa sulle spalle. Sapeva tutto lui. E la sua brama di ghigliottina lo rese odioso fino a spingere la signorina Corday a farlo fuori nella vasca da bagno.

La storia non si ripete, ma suggerirei a Di Maio, per precauzione, di usare soltanto la doccia.

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