Cronache

"Pestato e deriso perché difendo l'isola dall'invasione dei migranti"

Daniele Caruso, leader di Noi con Salvini in Sardegna, parla dell'emergenza migranti in Sardegna a pochi giorni dall'inizio del processo contro gli antagonisti di sinistra che lo hanno picchiato lo scorso luglio

"Pestato e deriso perché difendo l'isola dall'invasione dei migranti"

“In Sardegna le aggressioni dei migranti sono all’ordine del giorno e io, che combatto contro questa invasione, ci ho rimesso personalmente”. A dichiararlo a ilGiornale.it è Daniele Caruso, leader sardo di Noi con Salvini, che lo scorso luglio è stato picchiato dagli antagonisti dei centri sociali di Cagliari che gli hanno rotto il timpano dell’orecchio sinistro.

Anche dopo il pestaggio Caruso ha continuato a subire minacce di morte e, per via della sua menomazione fisica, viene costantemente preso in giro. “Un giorno un gruppo di lesbiche, amiche degli antagonisti, mi ha gridato ‘farai la fine del Duce’ e, davanti alla casa della mia ragazza è apparsa la scritta: ‘Caruso non sente più’, ma io non mollo perché la situazione è drammatica”. Gli ultimi dati, diffusi nei giorni scorsi dalla Regione Sardegna, parlano di 14803 migranti accolti dal giugno 2014, una cifra pari al 3,2% del totale. “Ma è impossibile fare una stima precisa dei migranti presenti sull’Isola perché ogni giorno dall’Algeria ne arrivano altri con imbarcazioni di fortuna e sbarcano o nelle coste del Sulcis o nel cagliaritano”, spiega l’esponente salviniano. “Gli ultimi sbarchi sono avvenuti dentro la base militare di Teulada che si trova in prossimità del mare. Lì dove i militari fanno le loro esercitazioni”, aggiunge Caruso. Una situazione che sta diventando sempre più insostenibile se si considera che il numero massimo di migranti da accogliere, stando alle ripartizioni fatte dal Viminale, è di 13mila, pari al 2,96% del dato nazionale.

Al di là degli sterili numeri esiste un problema di convivenza civile non solo tra residenti e migranti, ma anche tra i migranti stessi. “Solo ieri alcuni profughi hanno bloccato la statale 131 per protestare contro il cibo che ricevono e contro l’alloggio. Sono tutte persone che trovano ospitalità nel centro d’accoglienza ‘Li Lioni’ di Sassari, non lontano da Porto Torres ma di diversa nazionalità e, perciò, è facile che scoppino delle risse, come è successo ieri tra nigeriani e somali”. Un momento di tensione che ha portato all’arresto di 10 migranti. “In Sardegna c’è una paura che pervade non solo i grandi centri come Cagliari, Sassari o Quartu ma anche i piccoli paesini dove i migranti seguono le donne mentre ritornano a casa oppure le aggrediscono e le insultano persino dentro i locali pubblici. I parcheggiatori abusivi molestano i vecchi e dagli ospedali si denunciano fughe di migranti affetti da Tbc”, denuncia Caruso.

Con un clima simile di terrore è facile che le tensioni sfocino in atti di esasperazione come a Monastir dove i residenti hanno assaltato il centro d’accoglienza. “La cittadinanza – spiega Caruso - aveva annunciato ampiamente la propria contrarietà all’apertura del centro e, in realtà, anche l’amministrazione comunale ha organizzato una manifestazione di protesta davanti alla ex scuola di polizia penitenziaria”. Ma già in quell’occasione il sindaco aveva preso le distanze contro i residenti che ostacolavano i lavori per l’apertura del centro. “La cittadinanza vede l’uso di quel centro da parte dei migranti come un furto perché aspettava da tanti anni che si sfruttasse per creare un centro per anziani o una scuola, ma è stato subito destinato ai migranti clandestini”.

“Infine c'è una legittima paura per l’arrivo di circa 150 immigrati, come numero di partenza, in un paese di appena 4500 abitanti, che, purtroppo, può aver generato una tale reazione ma l'idea non è certo partita da esponenti politici".

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