La storia del G8 di Genova è ancora tutta lì, nei volti di Carlo Giuliani e Mario Placanica. Eroe o teppista? Assassino o fedele servitore dello Stato? La pistola e l'estintore dividono ancora l'Italia e ogni anno scoppia una nuova diatriba.
Quest'anno a rinvigorire il vespaio di polemiche ci ha pensato il capo della Polizia, Franco Gabrielli, che in un'intervista a Repubblica ha definito quel G8 "una catastrofe", imputando buona parte delle colpe ai suoi predecessori. L'uscita non è piaciuta a molti agenti, i quali pur riconoscendo gli errori della Diaz e alla caserma Bolzaneto, ancora oggi vedono in quell'infinita guerriglia urbana un attacco deliberato dei "No global" alle forze dell'ordine. Istanti dolorosi, certo. Carichi di una violenza inaudita subita da poliziotti e carabinieri asserragliati dietro gli scudi di protezione. "Riteniamo inaccettabile - attacca Matteo Bianchi, segretario regionale del "Coisp sindacato indipendente di polizia" - che Gabrielli non abbia speso una sola parola per tutti quei colleghi che hanno versato sangue a difesa della loro Patria in quei drammatici giorni. Troviamo offensive le sue volute omissioni rispetto ad una tre giorni in cui la Superba è stata vittima di devastazioni e saccheggi da parte di pseudo manifestanti che di tutto avevano voglia fuorché manifestare pacificamente il loro pensiero".
L'estintore e la pistola, dicevamo. La Diaz e le devastazioni dei manifestanti. Una linea rossa nella politica italiana: il "ragazzo" ricordato dalla sinistra e il carabiniere spalleggiato dalla destra. Per questo stupisce che il consigliere comunale del Pd di Ancona, Diego Urbisaglia, pubblichi una foto sugli scontri del G8 e scriva: "Placanica doveva prendere bene la mira, Carlo Giuliani non mi mancherà". Evidentemente non tutti credono alla favola di un Giuliani "innocente" ucciso dalla violenza dello Stato, forzatura politica scolpita sul cippo commemorativo che da anni staziona in Piazza Alimonda.
I poliziotti vorrebbero toglierlo, riconsegnando al Paese la verità di quei giorni e sottolineando la storia di un giovane che "assalì una camionetta dei carabinieri" e che "non è un eroe". "Quest’anno abbiamo chiesto di essere in Piazza Alimonda a Genova - dice Bianchi - per porre l’accento sull’assurdità del cippo commemorativo. Ma il nostro sacrosanto diritto ci è stato negato". Neppure la Chiesa ha acconsentito ad officiare una Messa in ricordo delle vittime del dovere dello Stato: "All'inizio il prete della parrocchia di N.S. del Rimedio aveva accettato. Poi è tornato inspiegabilmente sui suoi passi in quanto sollecitato dai suoi superiori".
Per ora l'estintore vince sulla pistola. Inspiegabilmente.
"Noi siamo tutori dell’ordine - conclude però Bianchi - E poiché crediamo che quel cippo di Piazza Alimonda sia un inno all’illegalità, se domani mattina mi autorizzassero, farei risparmiare ulteriori soldi alla comunità e lo andrei a rimuovere io a picconate".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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