Cronache

Povertà, 28% italiani a rischio. E al Sud uno su due non ce la fa

Quasi la metà dei residenti nel Sud e nelle Isole (46,4%) è a rischio di povertà o esclusione sociale

Povertà, 28% italiani a rischio. E al Sud uno su due non ce la fa

Si stima che il 28,7% delle persone residenti in Italia sia a rischio di povertà o esclusione sociale ovvero - secondo la definizione adottata nell'ambito della Strategia Europa 2020 - si trovano almeno in una delle seguenti condizioni: rischio di povertà, grave deprivazione materiale, bassa intensità di lavoro. Lo rende noto l'Istat nell'analisi "condizioni di vita e reddito", con dati riferiti al 2015. La quota è sostanzialmente stabile rispetto al 2014 (era al 28,3%) a sintesi di un aumento degli individui a rischio di povertà (dal 19,4% a 19,9%) e del calo di quelli che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (da 12,1% a 11,7%); resta invece invariata la stima di chi vive in famiglie gravemente deprivate (11,5%).

Il Mezzogiorno è ancora l'area più esposta: nel 2015 la stima delle persone coinvolte sale al 46,4%, dal 45,6% dell'anno precedente. La quota è in aumento anche al Centro (da 22,1% a 24%) ma riguarda meno di un quarto delle persone, mentre al Nord si registra un calo dal 17,9% al 17,4%. Le persone che vivono in famiglie con cinque o più componenti sono quelle più a rischio di povertà o esclusione sociale: passano a 43,7% del 2015 da 40,2% del 2014, ma la quota sale al 48,3% (da 39,4%) se si tratta di coppie con tre o più figli e raggiunge il 51,2% (da 42,8%) nelle famiglie con tre o più minori.

Il 20% più povero degli italiani percepisce solo il 7,7% del reddito equivalente totale, percentuale che scende al 6,7% se non si considerano gli affitti figurativi. Il quinto più ricco degli italiani ha invece in mano il 37,3% della ricchezza totale, il 39,3% senza gli affitti figurativi. Il reddito delle famiglie più benestanti è quindi pari a ben 5,9 volte quello delle famiglie appartenenti al primo quinto. Nel periodo 2009-2014, la contrazione di reddito in termini reali è stata molto più forte per le famiglie del primo quinto della distribuzione, il cui reddito equivalente medio, inclusivo degli affitti figurativi, è diminuito del 13%, a fronte di una riduzione media del 9,0%. Ne è seguito un aumento della disuguaglianza, con il reddito delle famiglie più ricche passato da 4,6 a 4,9 volte il reddito delle famiglie più povere.

Allarme nel Mezzogiorno

Quasi la metà dei residenti nel Sud e nelle Isole (46,4%) è a rischio di povertà o esclusione sociale, contro il 24% del Centro e il 17,4% del Nord. I livelli sono superiori alla media nazionale in tutte le regioni del Mezzogiorno, con valori più elevati in Sicilia (55,4%), Puglia (47,8%) e Campania (46,1%). Viceversa, i valori più contenuti si riscontrano nella provincia autonoma di Bolzano (13,7%), in Friuli-Venezia Giulia (14,5%) ed Emilia-Romagna (15,4%). Peggioramenti significativi si rilevano in Puglia (+7,5 punti percentuali), Umbria (+6,6 punti percentuali), nella provincia autonoma di Bolzano (+4 punti percentuali), nelle Marche (+3,4 punti percentuali) e nel Lazio (+2,3 punti percentuali), mentre l'indicatore migliora per Campania e Molise. Quattro individui su dieci sono a rischio di povertà in Sicilia, tre su dieci in Campania, Calabria, Puglia e Basilicata. Livelli di grave deprivazione materiale più che doppi rispetto alla media italiana si registrano in Sicilia e Puglia dove più di un quarto degli individui si trova in tale condizione.

La Sicilia (28,3%) è anche la regione con la massima diffusione di bassa intensità lavorativa, seguita da Campania (19,4%) e Sardegna (19,1%). (

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