Precisione, alchimia tra ieri e oggi

Nel giugno del 1957, durante i preparativi per i 125 anni di Jaeger-LeCoultre, un collaboratore di lunga data, Jules-César Savary, propose di «creare un modello solido, resistente a tutte le prove, soprattutto dal punto di vista dell'impermeabilità, dell'antimagnetismo e della regolazione», e di destinarlo all'équipe internazionale di scienziati operativa in Antartide per l'Anno Geofisico Internazionale. Detto, fatto. Il cronometro Geophysic fu offerto, poi, a William R. Anderson, comandante del Nautilus, primo sottomarino nucleare americano che, dall'Oceano Pacifico raggiunse l'Atlantico passando sotto il Polo Nord, confermandone le qualità di robustezza e precisione.Quei tratti puri e lineari, oggi la Maison riprende nella nuova collezione Geophysic, composta dal True Second e dall'Universal Time: cassa da 39,6 mm o 41,6 mm (Universal Time) in acciaio o in oro rosa, la cui identificabilità risiede nelle anse non integrate e allungate e nella lunetta a spiovente sporgente in modo impercettibile. Dettagli qualificanti a comporre la cornice dei calibri automatici 770 e 772, entrambi connotati da una base tempo con due accorgimenti unici e sostanziali: il bilanciere Gyrolab e il dispositivo «true second».Il primo, presentato in versione sperimentale, nel 2007, nel Master Compressor Extreme Lab 1, ora è pronto per un impiego ufficiale: realizzato in una lega amagnetica di rame e berillio, la sua forma non circolare, assimilabile a due parentesi contrapposte, consente una migliore penetrazione dell'aria, meno frizioni e conseguentemente meno richiesta di energia, il tutto a vantaggio della precisione; oscillante a 28.800 a/h, fruisce di una regolazione inerziale in virtù di quattro viti esterne in oro a 14 carati. In quanto al sistema «true second» o «econdi morti», esso consente alla lancetta dei secondi di muoversi a salti di un'unità (come in un movimento al quarzo) senza interferire con la marcia dell'orologio. Inventato dall'orologiaio svizzero Jean-Moyse Pouzait, nel 1776, nell'interpretazione di Jaeger-LeCoultre prevede un solo bariletto e una stella a cinque punte calettata sul pignone dello scappamento: questa ogni secondo, ossia ogni 8 alternanze del bilanciere, in quattro fasi, dipendenti dall'ingaggio e rilascio dei denti della ruota di scappamento da parte dell'ancora, avanza di una «punt». Con essa interagisce una levetta, sul cui asse di rotazione, ogni secondo, un pignone scatta di una piccola aletta e ingaggia la ruota intermedia del treno dei secondi morti (indipendente dal treno del tempo primario), che avanza a sua volta di un dente e ingaggia la ruota centrale dei secondi morti sui cui è calettata la relativa sfera sul quadrante: per regolare la precisione dello scatto, evitare basculamenti e dispersione d'energia, la ruota centrale dei secondi morti è connessa con una ruota all'interno della quale è montata una spirale elastica tale da evitare le inevitabili inerzie di rotazione provocate dagli scatti. A completare il quadro, ecco la massa oscillante in oro a 22 carati, scheletrata a «riprendere» il logo della Maison, e ponti decorati a Côtes de Genève, con quello del bilanciere disegnato trasversalmente.L'affidabilità e precisione dei calibri 770 e 772 sono certificate dal severo «Controllo delle 1000 ore», praticato solo da Jaeger-LeCoultre.

Impeccabile la pulizia del quadrante argenté del True Second, mentre nell'Universal Time, d'impatto è il fondo laccato in una sfumatura di blu, a rappresentare il mare, su cui, a rilievo è disegnato il globo visto dal Polo Nord: perifericamente sono serigrafati i nomi delle città di riferimento dei 24 fusi e, internamente, il disco mobile delle 24 ore che, via corona è regolato, in funzione dell'ora locale, sui suddetti fusi esterni.

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