Cronache

Prete sgozzato, islamici a Messa con i cattolici

Iniziative in tutta Italia dopo l'assassinio di padre Jacques. Gli imam: "Qui siamo a casa, ora serve più dialogo". Ma non tutte le comunità musulmane aderiscono. Il distinguo della Grande Moschea di Roma

Prete sgozzato, islamici a Messa con i cattolici

La dipingono come una giornata storica. E per certi versi lo è. Dopo il brutale omicidio di padre Jacques Hamel, sgozzato da due terroristi islamici nella chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray in Normandia, le maggiori sigle delle associazioni musulmane hanno aderito all'invito ad andare alla Santa Messa con solidarietà con i cattolici. Da Milano a Roma, da Torino a Palermo, non sono certo mancate le adesioni. Imam e musulmani hanno pregato insieme alla comunità cattolica davanti ai flash dei fotografi e agli obiettivi dei cameramen. "Siamo molto grati per questa risposta pronta, tempestiva e chiara - ha commentato il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco - se continuano su questa strada si potrà creare un vero isolamento attorno a questi fanatici omicidi". Purtroppo, però, pregare non basta se le comunità islamiche non inizieranno a denunciare i fanatici e a rifiutare i fondi che arrivano da associazioni discusse.

Cattolici e musulmani pregano insieme

"Grazie a tutti quegli italiani di religione islamica che indicano alle loro comunità la via del coraggio contro il fondamentalismo". Su Twitter il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, saluta con soddisfazione la preghiera condivisa tra cattolici e musulmani. Un gesto di fratellanza che è partito dalla Francia martoriata dall'estremismo islamico e che ha subito "contagiato" anche l'Italia. È stata, infatti, la Cei a sposare l'iniziativa definendola "un grande gesto" in grado di superare il sanguinario assassino di padre Jacques. Il rischio, però, è che questa comunione di intenti si esaurisca in una sola giornata di preghiera organizzata ad hoc per i media e per l'opinione pubblica. Fino a oggi, infatti, le comunità islamiche non hanno mai aiutato le autorità denunciando gli estremisti. Non è successo, per esempio, con Adel Kermiche che, uscendo dalla moschea, aveva rivelato ai familiari che avrebbe attaccato una chiesa. Per sconfiggere il terrorismo islamico, dunque, non basta rinnegarlo. Servono alcuni gesti concreti. In primis, denunciando i sospetti terroristi e rompendo con quelle dottrine dell'islam seguite dai terroristi dell'Isis. Ma anche rinunciando ai finanziamenti sospetti, come per esempio quelli che arrivano dalla Qatar Charity.

I distinguo della Grande Moschea di Roma

Non tutti i musulmani hanno accettatp l'appello raccolto dalla Coreis, la Comunità religiosa islamica italiana. Le comunità islamiche hanno, infatti, risposto con qualche distinguo. Il più "ingombrante" è stato, senza alcun dubbio, quello della Grande Moschea di Roma il cui portavoce si è detto in disaccordo con l'iniziativa temendone "il tono spettacolare". Una rottura che fa rumore in tutta Italia anche se nella chiesa di Santa Maria in Trastevere Mohammed ben Mohammed, imam delle Moschea di via dei Frassini a Centocelle e rappresentante dell'Ucoii, Sami Salem, imam della sala di preghiera della Magliana, e Mohammed Hassan Abdelghaffar, imam della sala di preghiera di via Candia hanno guidato la delegazione durante la Messa. "Qui siamo a casa", hanno detto. "Siamo venuti qui per dire ai nostri fratelli cristiani che siamo fratelli. Il terrorismo non appartiene a nessuna religione, è nemico di tutti noi - hanno continuato gli imam - è importante testimoniare la nostra unità. Il terrorismo è un pericolo globale e dobbiamo unirci per affrontarlo. Se il terrorismo riesce a dividerci ha vinto".

La preghiera nelle chiese d'Italia

A Milano alcuni membri della Coreis hanno partecipato alla Santa Messa nella parrocchia di Santa Maria di Caravaggio. Il parroco li ha accolti portandogli il messaggio di saluto del cardinale Angelo Scola che oggi non si trovava a Milano. Con questo gesto gli imam Muhyiddin Bottiglioni, Abd al-Hakim Carrara e Abd as-Sabur Turrini e il presidente della Casa della cultura islamica di via Padova Asfa Mamohoud hanno voluto dimostrare che in questo momento storico "non sono le religioni a scontrarsi". Lo stesso messaggio è stato portato nel Santuario della Consolata a Torino e nel Duomo di Parma. Nella Cappella del Tesoro di San Gennaro nel Duomo di Napoli la delegazione della Confederazione islamica campana e Abdullah Cozzolino, segretario generale della Confederazione islamica italiana, sono stati accolti dalle parole del vescovo ausiliario, monsignore Gennaro Acampa: "Insieme ai fratelli musulmani che sono qui oggi, ad allietare questa celebrazione, chiediamo al Signore il dono della pace". "Il nostro dialogo - ha detto Cozzolino parlando dall'altare - con la comunità e i nostri fratelli cattolici proseguirà, ma da oggi deve proseguire in modo più intenso. C'é bisogno di più dialogo, di più affermazione di valori comuni che sono i valori di pace, di solidarietà, di amore, per rispetto del nostro unico Dio, misericordioso e compassionevole". A Bari, nella cattedrale di San Sabino, musulmani e cattolici hanno pregato insieme leggendo la Bibbia e il Corano.

A Palermo, infine, una decina di imam hanno partecipato alla Messa in cattedrale.

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