Coronavirus

Tassa Covid al tavolo. Spremuta e cappuccino? La follia sullo scontrino

Viene fatto sedere al tavolo per la consumazione a causa delle norme anti-assembramento, ma paga 21 euro per un cappuccino ed una spremuta. La denuncia di un lavoratore veneziano: "Prezzi triplicati"

Tassa Covid al tavolo. Spremuta e cappuccino? La follia sullo scontrino

La riapertura del Paese in seguito al lungo periodo di lockdown causato dall'emergenza Coronavirus ha portato serie conseguenze in ambito economico, riscontrabili ora anche in un'anomala e spropositata crescita dei prezzi. Dopo aver finalmente ricevuto il via libera dal governo, bar e ristoranti, come molte altre attività, sono potuti ripartire, trovandosi però a fronteggiare numerosi costi extra per poter garantire il rispetto delle norme anti-contagio.

In molti hanno pertanto risposto con l'aumento dei prezzi di beni e servizi da loro forniti, con la conseguenza che in numerose città d'Italia sono stati rilevati dei notevoli rincari.

Emblematico il caso riportato quest'oggi da un residente che racconta di essersi fermato in un bar di Venezia per consumare un semplice cappuccino ed una spremuta. Una volta arrivato a pagare il conto, non ha potuto credere ai propri occhi. Durante una pausa dal lavoro, ieri mattina l'uomo si era recato all’Illy Caffè dei Giardini Reali, non distante da Piazza San Marco. Dal momento che vige ancora il divieto di assembramento onde evitare una recrudescenza del virus, lo stesso non aveva potuto avvalersi della possibilità di consumare in piedi all'interno del bar, ed era quindi stato invitato a raggiungere i tavolini. "Volevamo bere in piedi ma il personale ci ha invitato a sederci viste le restrizioni", racconta il lavoratore al "Corriere". "Se questi sono i prezzi, ci andranno solo i turisti", commenta amareggiato. Per confermare quanto detto, l'uomo ha voluto mostrare anche lo scontrino: 9 euro il prezzo del cappuccino consumato al tavolo, e 12 euro la spremuta, per un totale di ben 21 euro. I costi sarebbero stati decisamente inferiori se avesse potuto bere le bevande stando in piedi dinanzi al bancone (3 euro il cappuccino, 6 la spremuta), ma in quel momento all'interno del locale si trovavano già altre persone. "Nessuno però ci ha detto che i prezzi erano triplicati. Mai avremmo immaginato di pagare oltre venti euro, un furto", aggiunge il cliente.

Sull'episodio è intervenuto Luigi Giordani, segretario del Psi di Venezia, che ha definito la vicenda come "una vergogna". Rammarico, invece, da parte dei gestori dell'Illy Caffè. "C'è dispiacere per quanto accaduto, episodi simili non devono succedere. Forse c’è stato un momento di stress al banco e gli operatori non hanno fornito tutte le informazioni che avrebbero dovuto dare", ha spiegato la retail director Alessandra de Gaetano. "Per il divieto di assembramenti non possiamo servire al bancone oltre un certo numero di clienti, per il contingentamento. I nostri prezzi sono riportati dai menu e allineati con quelli dei vicini locali della zona", ha precisato. "Capiamo che per i veneziani si tratta di cifre non sostenibili e per questo abbiamo attivato una convenzione con i gondolieri per il pranzo e ne stiamo predisponendo un’altra con prezzi agevolati per i frequentatori dei Giardini Reali. Questa in realtà avrebbe già dovuto esser attiva ma l’emergenza sanitaria ci ha costretto alla chiusura e ha rallentato un po’ tutto", ha conlcuso.

"Non entro nel merito delle tariffe è però fondamentale, sempre, avvisare le persone che il prezzo al tavolo differisce da quello del bancone. Ne va dell’immagine della città, per anni abbiamo cercato di toglierci una brutta nomea a riguardo e ora è fondamentale essere sempre chiari e corretti con i clienti", ha invece dichiarato Claudio Vernier, presidente dell’associazione piazza San Marco.

La polemica in ogni caso non si placa, soprattutto perché il locale era stato originariamente progettato con lo scopo di diventare un punto di ritrovo per gli abitanti di Venezia più che per i turisti.

"Come restituzione alla città fa pensare, cifre così elevate non sono certo per i residenti", ha duramente commentato Lidia Fersuoch, vicepresidente di Italia Nostra.

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