Cronache

"Facciamole nascere". E le femministe assaltano i Pro Vita

La sede romana di Pro Vita & Famiglia è stata imbrattata dalle femministe anti-abortiste. E, intanto, il Comune di Roma fa rimuovere i loro manifesti per l'8 marzo

"Facciamole nascere". E le femministe assaltano i Pro Vita & Famiglia

Dopo la censura, arrivano gli atti vandalici. Alla viglia della festa della donna, la sede romana di Pro Vita & Famiglia è stata imbrattata dalle femministe.

Motivo del contendere? I manifesti che la onlus cattolica ha affisso in giro per la Capitale e che, oltretutto, sono stati fatti rimuovere dal Comune. Tali manifesti mostrano l'immagine di bimba nel grembo materno accompagnata dalla scritta 'Potere alle donne? Facciamole nascere' e, pertanto, stonano alquanto con l'idea di 'festa della donna' che è impressa nella mente delle femministe favorevoli all'aborto. A disporre la rimozione dei manifesti è stata Monica Lucarelli, Assessore alle Attività Produttive e Pari Opportunità del Comune di Roma, in quanto risultavano in contrasto con l'articolo 12 bis del regolamento per le affissioni. Tale articolo vieta le esposizioni pubblicitarie che contengono stereotipi e disparità di genere, veicoli messaggi sessisti, violenti o rappresenti la mercificazione del corpo femminile e il cui contenuto sia lesivo del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici. Secondo i promotori, però, non vi è stata alcuna violazione di questo regolamento. Pro Vita & Famiglia spiega, infatti, che si tratta di una campagna contro l'aborto selettivo e a favore di tutte le donne con lo scopo di non farle sentire abbandonate e sole "a seguito di una gravidanza indesiderata o da portare avanti senza mezzi economici e sociali adeguati".

"Una diversa interpretazione, infatti, vorrebbe dire che il Campidoglio reputa sessista, violento, lesivo e discriminatorio semplicemente dire di tutelare le donne, di rispettarle e di farle nascere", si legge in un articolo pubblicato sul sito della Onlus Pro Vita & Famiglia in cui si critica la decisione della giunta guidata da Roberto Gualtieri di rimuovere"quello che è stato falsamente e in modo calunnioso additato come un insulto". Secondo i cattolici antiabortisti, invece, nessuno dei"paladini della giustizia e della libertà di pensiero", si sarebbe indignato per gli atti vandalici compiuti dai collettivi femministi nella notte tra sabato e domenica. Secondo Antonio Brandi, presidente della Onlus, "etichettando e censurando la nostra innocua campagna come violenta e sessista, l’Assessore Lucarelli ha fomentato un clima di odio politico verso la nostra associazione". La Onlus ha invitato l'Assessore a condannare l'accaduto e a visitare la sede per rendersi conto delle attività che svolge a difesa della vita L’associazione pro-life, contestualmente, ha annunciato il ricorso in Procura e ogni altra azione legale possibile contro la rimozione dei manifesti e contro eventuali altri reati come l'asportazione, la distruzione o il deterioramento degli stampati che, come scrivono i pro-life, "dovrebbero - il condizionale, con questa Giunta è d’obbligo – essere garanti dall’articolo 21 della Costituzione". Jacopo Coghe, portavoce della onlus, ha attaccato l'assessore Lucarelli per la sua decisione e si è chiesto cosa ci sia di offensivo "nel chiedere che al mondo nascano più donne". Ma non solo.

Secondo Coghe, sembra che a Roma sia vietato qualsiasi discorso collegato, anche per vie traverse, all'aborto tanto che ha definito quelle del Campidoglio "censure degne di un regime totalitario".

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