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La rapina era finta, ma non le denunce: nei guai tre ragazzi

I responsabili non sapevano che, onorando la tradizione dei Santi Innocenti, sarebbero finiti dinanzi al Tribunale di Lecce

La rapina era finta, ma non le denunce: nei guai tre ragazzi

Il rispetto delle tradizioni, alle volte, può rivelarsi controproducente. È questo il caso di due ragazzi di Nardò finiti nei guai per aver onorato i Santi Innocenti e l'antica usanza, oramai desueta nel Mezzogiorno d'Italia ma ancora in voga in Spagna e in molti Paesi latini, di fare scherzi anche pesanti il 28 dicembre. I responsabili, a tal proposito, hanno pensato bene di organizzare una finta rapina del tutto inconsapevoli, però, di essere denunciati per davvero e di finire così dinanzi al Tribunale di Lecce.

I fatti si sono svolti per l'appunto la sera dello scorso 28 dicembre quando, presso il commissariato di Nardò, è arrivato un 17enne accompagnato dalla madre. La sua testimonianza, sin da subito, è apparsa ricca di anomalie e non ha convinto i poliziotti. La presunta vittima, infatti, ha raccontato che qualche ora prima stava camminando in via Amendola, nel centro storico del Comune leccese quando, all'improvviso, due giovani incappucciati con passamontagna nero (uno era persino armato di pistola) si sono avvicinati con fare minaccioso.

Prima insulti e minacce, poi spinte e l'arma puntata contro. Infine la sottrazione del portafoglio contenente 20 euro. Dopo aver incontrato un amico e trascorsi una decina di minuti dalla colluttazione, il giovane aveva fatto ritorno sul posto della rapina e qui aveva ritrovato gli aggressori. Un particolare questo davvero bizzarro, ma non è tutto. I responsabili, infatti, più volte spronati, avrebbero anche riconsegnato il bottino con i soldi ancora all'interno. Nonostante le varie incongruenze, i militari si sono subito attivati raccogliendo testimonianze e altri elementi indispensabili per identificare il gruppo dei ragazzi, tutti minorenni, che solitamente frequentano quella zona. Il mattino seguente le prime ammissioni di colpe sono giunte tramite i genitori. La finta rapina, dunque, era stata ideata da tre 16enni, due nelle vesti di autori materiali. Il terzo complice, invece, era lo stesso amico della vittima.

Per ottenere ulteriori riscontri gli agenti del commissariato hanno perquisito le abitazioni dei sospettati. Qui, dopo il rinvenimento di una pistola giocattolo priva di tappo rosso, di un passamontagna e di uno scaldacollo, i genitori dei tre finti rapinatori hanno spiegato come il gesto dei figli fosse da attribuire ad uno scherzo per rinnovare una tradizione, quella dei Santi Innocenti. Con gli stessi la Chiesa Cattolica si riferisce ai bambini fatti trucidare da Erode il Grande nel massacro di Betlemme, ordinato allo scopo di uccidere Gesù. Fino al 1800 in Salento e in Sicilia, per ricordare le piccole vittime, si usava trascorrere la giornata del 28 dicembre facendo scherzi.

In particolare ci si burlava in vari modi dei più creduloni. Ad esempio si creavano affari per mandare una persona da un luogo all'altro o si inventavano malanni per far accorrere i parenti al capezzale dei presunti malati.

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