Che Matteo Renzi amasse il calcio era cosa nota. Che fosse allergico alle "espulsioni", lo ha sempre sostenuto lui stesso.
Eppure, prima di ascendere ai piani alti dei palazzi romani, l'attuale presidente del Consiglio di espulsioni ne ha firmate parecchie. Sul campo di calcio. Quando era ventenne, Renzi vestiva infatti la casacca di "fischietto", come vengono chiamati gli arbitri nel gergo giornalistico del pallone. Arbitro di seconda categoria, come racconta il quotidiano toscano Il Tirreno: arbitro fiscale ed inflessibile, tanto da estrarre il cartellino rosso per ben tre volte in due partite arbitrate tra il '94 e il '95.
Un tipetto preciso ed esigente, insomma. Al punto che anche un commissario dell'Aia (Associazione italiana arbitri, ndr) lo giudicava "uno che sa farsi rispettare, dalla fermezza impressionante". Nel bel mezzo di un derby tra le due squadre del Saline e del Guardistallo, l'arbitro Renzi da Firenze espulse due giocatori in dieci minuti: Tranchina all'83' e Riccucci al 93'.
Tranchina, che allora giocava come attaccante nel Saline, ancora ricorda: "Saltai di testa e secondo lui allargai troppo il gomito. Protestati ma non ci fu verso. Ci rimasi anche male perché in carriera non ho mai rimediato un rosso diretto, sono stato sempre un giocatore corretto. Si vedeva che quell’arbitro aveva carattere e l’ha mantenuto." Quattro mesi dopo, di nuovo arbritro nell'incontro tra Serrazzano e Sasso Pisano: una partita finita 3-0 per i padroni di casa, ma segnata ancora una volta da un'espulsione.
Eppure, anche in quell'occasione, il calciatore allontanato dal terreno di gioco ricorda quella di Renzi come "una scelta giusta".Sembrava l'inizio di una brillante carriera, quando arrivò l'impegno in politica, sempre più pressante. Che alla fine ha avuto la meglio.
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