Rom pesta benzinaio, lo manda in coma e si difende: "Lui mi ha minacciato…"

Gianfranco Pigliacampo, cinquant’anni, è ricoverato in gravi condizioni. Il suo aggressore è a piede libero e si difende dalle accuse

Rom pesta benzinaio, lo manda in coma e si difende: "Lui mi ha minacciato…"

"Mi ha minacciato e io l'ho colpito con un pugno". Si difende così il rom che ha mandato in coma Gianfranco Pigliacampo, il benzinaio di Teramo aggredito nel suo distributore.

"Insieme e mio fratello e mia madre non ci siamo mossi dall' ospedale. È in coma farmacologico, con un trauma cranico e un'emorragia, da venerdì. È stabile ma siamo preoccupati. I medici ci hanno detto che dobbiamo aspettare e sperare che vada tutto per il meglio. Abbiamo paura", lo sfogo di Lorenza, figlia del 50enne, rilasciato al Messaggero.

Per la famiglia Pigliacampo sono ore da incubo e di paura. Il loro Gianfranco è stato pestato dal rom 38enne per venti euro nella giornata di sabato. Il suo aggressore, peraltro, è un soggetto già noto alle forze dell’ordine.

Il benzinaio, dopo aver ricevuto il pugno, è cascato all'indietro, battendo violentemente la testa. Il suo aggressore lo ha lasciato lì, scappando via; i primi a prestare soccorso sono stati alcuni clienti e un dipendente, che hanno subitamente chiamato l'ambulanza. Poi la corsa all'ospedale di Giulianova, dove la situazione è precipitata: l'uomo ha iniziato a balbettare, dunque ha perso i sensi. Quindi la diagnosi: emorragia cerebrale. Trasferito nel reparto di terapia intensiva del Mazzini di Teramo, dove le sue condizioni sono peggiorate.

La versione del rom

Il rom responsabile del tutto si è presentato spontaneamente in casera insieme al suo avvocato, raccontando la sua versione dei fatti, così riportata dall’edizione abruzzese del Messaggero: "La settimana scorsa sono andato a fare miscela con 20 euro, ma il distributore non mi ha dato né carburante né ricevuta. Il giorno successivo, al telefono, mi sono accordato con Pigliacampo che in settimana sarei tornato a riscuotere il credito. Venerdì mattina dico a mio figlio - ha 16 anni, il più grande dei cinque - di andare dal benzinaio, riempire la bombola del gas che ha un costo di 10 euro e mettere 5 euro di miscela. Tanto per pareggiare i conti. Ad un certo punto mi chiama il mio ragazzo e mi dice che il gestore senza soldi non dava nulla. Mi ha anche insultato. Dico al mio ragazzo di passarmelo al telefono. Tra noi volano parole grosse, da parte sua anche minacce: ‘Se vieni qui ti trito’. Chiamo una coppia di amici italiani (al momento ascoltati come testimoni, ndr) e mi faccio accompagnare al distributore.Scendiamo per parlare, ma lui era imbestialito. Prende una chiave, di quelle per estrarre i bulloni delle gomme e fa il gesto di darmelo in testa.

A quel punto io gli sferrato un pugno e lui cadendo ha battuto la testa sul cordolo di un gabbiotto. Mi sono spaventato, ho detto ai miei amici di salire in auto e scappare". Il 38enne è stato rilasciato, ma su di lui pende l'ipotesi di reato di omicidio aggravato.

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