Roma al buio, nella Capitale non si vede luce nemmeno a Natale

Strade buie, una donna inciampa su un avvallamento dell'asfalto e si frattura il naso: "Denuncerò la Raggi". Ma l'avvocato avverte: "Le prospettive di ottenere un risarcimento sono complesse e difficili"

Roma al buio, nella Capitale non si vede luce nemmeno a Natale

Mentre le capitali d’Europa si vestono a festa, Roma brancola nel buio. Sarà un Natale al chiaro di luna per molti residenti della Capitale che, da ogni latitudine, lamentano l’assenza di illuminazione.

I vecchi lampioni cedono sotto il peso degli anni e il piano luci annunciato dall’ex sindaco Marino ha deluso le aspettative dei romani. Si parla di un investimento di circa 50 milioni di euro ma le lampade a basso consumo energetico, che hanno stravolto l’atmosfera calda della Capitale, sono troppo deboli e spesso offuscate dalla vegetazione incolta. Fabrizio Ghera, consigliere capitolino di Fratelli d’Italia, spiega: “Il led è più economico ma l’illuminazione è meno forte”. A questo si somma l’assenza di manutenzione delle alberature, “era stata fatta una gara durante l’epoca Marino ed è stata ritirata almeno due volte per via di Mafia Capitale e, ad oggi, è ancora tutto fermo”. L’oscurità piombata sulla città si mescola alle condizioni fatiscenti dell’asfalto, andando a creare un cocktail letale per i pedoni.

Emblema di questa situazione è via Casilina dove, qualche sera fa, una donna è inciampata su un avvallamento dell’asfalto e si è rotta il naso. Alle cinque del pomeriggio, in questo tratto di strada che va da Porta Labicana a Ponte Casilino, non si vede nulla. Una volta spente le luci dei pochi esercizi commerciali, il quartiere viene avvolto dalle tenebre. Acea, Ama e Comune di Roma fanno spallucce ignorando le lamentele dei residenti. “Se non ci fosse il mio locale, la strada sarebbe totalmente al buio”, racconta il titolare di un ristorante scartabellando un plico di fogli che ripercorrono la miriade di segnalazioni sinora cadute nel nulla. “Da quando hanno messo i led la luce non è sufficiente, non riesce ad arrivare a passo d’uomo e viene coperta dai rami e dalle foglie”. Qui “non vengono a potare gli alberi da almeno quindici anni”, gli fa eco un residente. Tutti concordi nel dire che “si tratta di un problema di sicurezza” e che il Comune “deve intervenire” perché “noi paghiamo le tasse”.

“Stavo tornando a casa, erano le undici di sera e la strada non era illuminata”, racconta Benedetta, l’ultima vittima dello stato di abbandono in cui versa il quartiere. Prima di lei, il mese scorso, “un signore anziano è cascato in una buca e si è rotto tre o quattro costole”. A Benedetta non è andata meglio, ha il volto sfigurato da lividi bluastri ed escoriazioni. Per lei trenta giorni di prognosi e la certezza di dover affrontare una rinoplastica per ritornare com’era. Ma poteva andare peggio: “Per fortuna sono stata soccorsa da due ragazzi altrimenti, con quel buio, rischiavo pure di esser derubata”. Adesso vuole esser risarcita dal Comune di Roma. Si è rivolta ad un avvocato e promette battaglia: “Denuncerò direttamente la sindaca Raggi, non sono disposta a passarci sopra, finché non verrò risarcita non mollerò la presa”.

“L’incolumità delle persone è messa a dura prova dalle buche, le strade di Roma sono degne del quarto mondo ma le prospettive di ottenere un giusto risarcimento sono complesse e difficili”. A parlare è l’avvocato Luigi Fratini che avverte: “Queste controversie possono durare anche cinque anni e spesso proseguono fino alla Cassazione”. Senza contare la difficoltà di dimostrare “la cosiddetta insidia e trabocchetto, ovvero che l’incidente è avvenuto per una causa non prevedibile”. E per chi soccombe la condanna alle spese legali è elevata: “Se il ricorrente perde deve pagare le spese legali a tutti i soggetti: al Comune, all’assicurazione del Comune, alle imprese di manutenzione e alle loro assicurazioni”.

Tutto questo tende a scoraggiare le vittime, tanto che “il numero delle controversie è sceso negli ultimi anni”. “Ho visto casi di persone morte, bambini morti, casi assurdi che non vengono pagati e questo non è degno di un paese civile, di una città importante come Roma”.

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