Roma, manifestazione anti-Trump

Con l'hashtag #RomaResist, nella Capitale, iniziano le contestazioni contro il presidente Usa. Gli organizzatori: "Non ci rappresenta, speriamo che Papa Francesco lo convinca ad abbandonare le posizioni anti-immigrazione"

Roma, manifestazione anti-Trump

“No Trump, No KKK, No fascist Usa”. E ancora, fino allo sgolamento, “No Trump, No KKK, No fascist Usa”. Il ritornello va avanti per circa un’ora. Sembra di essere alla Women’s March in quel di Washington Dc, invece siamo a due passi dall’uscita della Metro B, fermata pizza Bologna, a Roma. È qui che gli American Expat for Positive Change, gruppo di cittadini statunitensi residenti nella Capitale, si sono dati appuntamento per “aprire le danze” delle contestazioni che condiranno le prossime diciannove ore. Tanto è il tempo che il presidente americano, atterrato alle 18.30 di oggi pomeriggio, trascorrerà nella Città Eterna.

Scopo della manifestazione, lanciata dall’hashtag #RomaResist, è quello di difendere i diritti degli immigrati, quelli delle donne, così come la democrazia, i diritti umani, la sanità, la libertà di religione e di stampa. Ma, a quanto pare, i romani si sentono molto più minacciati dalla viabilità incerta delle prossime ore che dall’agenda del presidente Usa. La chiamata alle armi è un flop. Ed in piazza si radunano solo una trentina di persone.

“Riponiamo molte aspettative nell’incontro di domattina tra Papa Francesco ed il presidente Usa”, spiega Tanya Halkyard, portavoce degli expat. “La speranza – ci dice la Halkyard brandendo un cartello che recita la formula no border “Bridges not walls” – è che il Pontefice riesca a far ragionare Trump”. Insomma, un po’ tutti qui, sperano in una sorta di folgorazione sulla via di San Pietro. Augurandosi che Papa Francesco, con il suo ecumenismo dell’accoglienza, riesca a bucare la scorza del tycoon spingendolo a più miti consigli e ad abbandonare le posizioni anti-immigrazioniste. “Mi vergogno del muslim ban, quest’uomo non rappresenta l’America”, interviene una signora sulla cinquantina che sembra ignorare quegli oltre 60 milioni di voti che, a gennaio scorso, hanno permesso all’ex candidato Gop di salire a Capitol Hill. Tra le mani tiene anche lei un cartello, c’è scritto: “Ban travel for Trump”

E se non dovesse succedere? La piazza è pronta ad invocare l’impeachment per azzoppare la quarantacinquesima presidenza che, altrimenti, è destinata a durare fino al 2020. Il famoso Russia-Gate è visto da molti come l’unica chance per ritornare alle urne.

In tal caso, c’è già chi, come Jane, si sbilancia con i pronostici: “Io ho votato Hillary Clinton, se Trump dovesse esser costretto alle dimissioni, mi piacerebbe fosse lei a rappresentarci, oppure Michelle Obama”.

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