A Roma crollano i pilastri del grillismo

«Siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà il denaro», cantava tanti anni fa Franco Battiato. E in questa storia capitolina ci sono sia le stelle (5) che il denaro (193mila euro)

A Roma crollano i pilastri  del grillismo

«Siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà il denaro», cantava tanti anni fa Franco Battiato. E in questa storia capitolina ci sono sia le stelle (5) che il denaro (193mila euro). Ma soprattutto c'è la perdita della verginità. C'è la precoce fine della diversità antropologica che i pentastellati si sono auto-attribuiti. Perché se tu costruisci un castello politico sulla democrazia diretta e sul pauperismo estremo, sull'«uno vale uno» e l'«apriremo le istituzioni come una scatoletta di tonno» e poi - appena devi amministrare una metropoli - fai l'esatto contrario, beh, nella migliore delle ipotesi fai la figura del fesso. E il paradosso di questo affaire agostano è che i 5 Stelle sono caduti nel trabocchetto che loro stessi hanno creato. In un colpo solo sono crollati due pilastri della costruzione grillina: il capo di gabinetto verrà pagato con una remunerazione a cinque stelle (nel senso alberghiero), ma legittima e proporzionata alle sue responsabilità. I tagli? Non ci sono. La casta? Sta benissimo. La diversità politica e morale? Neanche. Sono come gli altri. Come tutti. Tali e quali. E poi che fine ha fatto la partecipazione della base? E la grande epopea dei curricula selezionati alla luce del sole? Che fine ha fatto Rousseau, il sistema operativo che avrebbe dovuto consegnare ai cittadini le chiavi del governo di tutte le amministrazioni? Scomparso. Perché, alla prova dei fatti, le utopie propagandistiche si schiantano contro il muro della realtà: il capo di gabinetto non lo puoi scegliere con un referendum online e non puoi nemmeno pagarlo con un piatto di lenticchie. Il Movimento Cinque Stelle è come un nerd che dopo un decennio passato a guardare il mondo solo con gli occhiali del web, esce di casa e scopre una realtà totalmente diversa da quella che si aspettava e non sa dove sbattere la testa. Certo, una bella antologia di svarioni la avevamo già vista a Parma e pure a Livorno. Ma Roma è Roma: il trampolino verso il cielo o lo scivolo che porta al dimenticatoio. E le maiuscole contraddizioni nelle quali è piombata Virginia Raggi sono un segnale molto chiaro.

Sarà anche colpa della notte di San Lorenzo, ma le stelle - in questo agosto - non sembrano godere di ottima salute.

Ps. Qualcuno avvisi il povero Di Battista: non serve più postare foto delle brandine sdrucite in cui dorme nel suo pellegrinaggio in motorino per l'Italia. I grillini hanno scoperto il benessere.

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