Roma, dormitorio a cielo aperto

A pochi mesi dall'inizio del Giubileo, nella Capitale è emergenza clochard e il Comune latita...

Roma, dormitorio a cielo aperto

Estate bollente per Roma. Chi può va in vacanza, per il resto le strade sono deserte. Per le vie del centro si incontrano solo lavoratori, turisti e coloro che la Capitale non la abbandonano mai perché è diventata la loro casa.

Sono le migliaia di persone senza fissa dimora, segno evidente della crisi economica e del degrado della città. Più precisamente, secondo un censimento del giugno 2014, curato dalla Fondazione De Benedetti e dall’Università Bocconi, i senza tetto a Roma sono stati stimati in 3276 persone, distribuite per tutti i quartieri della Capitale. Passeggiando per Trastevere, uno dei quartieri della movida romana, infatti, ci si rende conto che le differenze tra centro e periferia non sono più così nette. Tra una pizzeria e una trattoria è facile trovare i punkabbestia che chiedono l’elemosina con i loro cani e un gruppo di vagabondi che dorme all’ombra della statua del poeta Gioacchino Belli, circondata da una serie di bottiglie di birra. Un film che si ripete anche in piazza Cairoli che dà su via Arenula, a pochi metri dal ministero della Giustizia. Più che una piazza è un parchetto chiuso con alcune panchine che sono diventate di proprietà di vagabondi dall’aspetto poco raccomandabile. Quando si entra, anche in pieno giorno, si avverte subito un senso di insicurezza e una domanda sorge spontanea: chi tutela il decoro della città?

Una domanda che torna non appena si arriva all’ingresso della stazione Termini dove una donna si abbassa impunemente i pantaloni in pubblico, forse per fare un qualche bisogno. La stazione è da tempo il regno dei rom e dei loro racket che vanno dall’elemosina alla truffa dei ragazzi che, fingendosi dipendenti delle ferrovie, aiutano i passeggeri con le biglietterie elettroniche in cambio di una “mancia”. Risale, poi, a fine maggio la notizia del blitz della polizia che ha portato all’arresto di sette persone col reato di prostituzione minorile di bambini rom. Ora Ferrovie dello Stato ha messo davanti ai binari alcune postazioni con i dipendenti a fare da filtro e verificare chi è in possesso del biglietto. Se da un lato il sindaco Ignazio Marino si fa forte di essere riuscito a dare una sistemazione alle sorelle Andaloro che da 16 anni abitavano nei dintorni di Termini, la situazione resta allarmante perché lungo il perimetro della stazione è facile incontrare persone con evidente disagio sociale, alcolizzati o disabili. La Caritas e le altre associazioni benefiche fanno quel che possono ma a volte incontrano delle difficoltà. È il caso della cooperativa “Binario 95” che opera a Termini dal 2006 per il reinserimento di queste persone nella società e che a fine mese non avrà più i fondi dalla regione Lazio per tenere aperto il suo dormitorio di soli dieci posti letto, l’unico presente in stazione. Dalla cooperativa, però, assicurano che il servizio sarà aperto almeno fino ad agosto per fronteggiare l’emergenza caldo.

Nel resto della città, in base ai dati dell’assessorato alle Politiche Sociali, il Comune stanzia circa 14 milioni di euro per i servizi alle persone senza fissa dimora e mette a disposizione più di 1.000 posti letto, a cui si aggiungono circa 600 d’inverno e 400 d’estate. Un numero ancora esiguo che non soddisfa tutte le richieste e dove non arriva il pubblico arriva la Chiesa. Al calar della sera, infatti, l’area attorno al Vaticano diventa un dormitorio a cielo aperto. Nella stazione di San Pietro si può incontrare una clochard che fa il bucato nei bagni delle donne, mentre, scendendo verso San Pietro, si vedono altre persone che dormono sotto il ponte della ferrovia. Arrivati al sottopasso del Gianicolo che porta dritti al Colonnato si incontra Luigi Miggiani, “un clochard gentiluomo” che racconta la sua storia di esclusione sociale ai passanti. Per lui e per tutti gli altri senza tetto il Papa ha fatto installare delle docce vicino ai bagni del Colonnato e a breve aprirà anche un dormitorio nei pressi del Vaticano.

Il Comune di Roma, invece, a pochi mesi dall’inizio del Giubileo, ha aumentato del 30% i fondi destinati ai centri d’accoglienza per i rom ma pare del tutto impreparato a risolvere un’emergenza che mina il decoro della città.

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