Cronache

Roma, sgomberato lo stabile occupato dai nomadi a Centocelle

Sgomberati i rom che occupavano lo stabile di via dei Lauri, nel quartiere Centocelle, a Roma. Esultano le famiglie italiane assegnatarie degli alloggi. Ma i nomadi denunciano: “Noi scappati dalla mafia, ora non sappiamo dove andare”

Roma, sgomberato lo stabile occupato dai nomadi a Centocelle

Centocelle si è svegliata all'alba stamani. Non sono nemmeno le 6 del mattino quando una squadra interforze irrompe nell’immobile di via dei Lauri, al civico 15, e lo sgombera. Dentro ci sono una trentina di persone, tutte di etnia rom, fuggite dal campo di via di Salone. Fuori, invece, si è formato un capannello di italiani che seguono le operazioni con il fiato sospeso perché, da oltre due lustri, attendono che il Comune di Roma si decida ad assegnare loro proprio quegli appartamenti.

Qualcuno non esita a chiamarla “guerra tra poveri”. Da una parte i nomadi sfollati da via di Salone, dall’altra gli italiani in emergenza alloggiativa. In mezzo c’è il malandazzo romano delle amministrazioni di ogni colore e il vuoto pneumatico che si è venuto a creare in questi diciassette mesi di governo a 5 Stelle. Il “piano di superamento dei campi rom”, trionfalmente annunciato a maggio scorso dalla Raggi, non è andato da cronoprogramma e il ballon d’essai della chiusura degli accampamenti si è presto sgonfiato assieme agli entusiasmi. La situazione, in realtà, è sempre più esplosiva: l’escalation di episodi di violenza che ha recentemente portato alla ribalta mediatica l’accampamento di via di Salone ne è la prova. Ultimo in ordine di tempo l’incendio doloso che venerdì scorso ha carbonizzato i due container dove viveva la famiglia di Najo Adzovic, ex delegato del sindaco Alemanno ai rapporti tra rom e Comune di Roma. “Negli ultimi cinque anni - spiega Adzovic a IlGiornale.it - i campi rom sono diventati terra di nessuno, luoghi dove a farla da padrone è la criminalità organizzata”. Ladri di rame, borseggiatori e accattoni sono solo la punta di un iceberg che nasconde “criminali di alto livello”. Tutto è cominciato “quando le prime cooperative rosse hanno fiutato il business e sono entrate negli accampamenti”. Da allora, secondo la ricostruzione dell’ex delegato, la microcriminalità dei clan nomadi si è legata a doppio filo con la malavita romana e si è strutturata come una vera e propria “mafia”.

Prova ne è che ha imparato a chiedere il “pizzo” - 1.500 euro a container - e a chiudere la bocca a chi denuncia il racket. Per questo Adzovic e gli altri nomadi “onesti” hanno abbandonato il campo: “Siamo dovuti scappare perché ci minacciano, bruciano i nostri container, violentano i nostri figli”. Il quadro che emerge dai racconti di una delle donne sgomberate da via dei Lauri è gravissimo: “Tentati stupri, matrimoni forzati e minori coinvolti nello spaccio”. La cabina di regia della gang che controlla tutti gli accampamenti della Capitale, rivela una giovane nomade, si trova a La Barbuta. “È da lì che gestiscono tutto”. Le mamme rom denunciano anche che “la maggior parte dei moduli abitativi sono inagibili” e che “si è anche sviluppato un focolaio di enterococco che ha causato il decesso di molti bambini”. Gli sfollati, avevano già provato a lasciare il campo approfittando del contributo economico elargito dal Campidoglio per trovare un appartamento in affitto, ma “quando hanno saputo che siamo rom ci hanno restituito la caparra”.

Così a chi se ne vuole andare non resta che occupare. Non si sa bene come siano arrivati proprio in via dei Lauri, in quella palazzina di proprietà del Comune di Roma, già al centro dei malumori di ben ventitré famiglie. Quelle che, dal 2003, attendono la fine dei lavori di ristrutturazione dell’immobile per poter entrare negli alloggi assegnati in autorecupero. Ma anche stavolta il Campidoglio prende tempo, annaspa, e finché non si decide a ultimare la ristrutturazione delle parti comuni dell’edificio le famiglie non possono iniziare quella dei singoli appartamenti. A proposito dell’occupazione, qualcuno vocifera che si sia trattato di “un’operazione pilotata da chi voleva creare il caso”, ma la comunità rom assicura: “Siamo arrivati grazie alla segnalazione di alcuni residenti, non c’è nulla di programmato”. Qualunque sia stata la dinamica, però, gli assegnatari parlano di “occupazione annunciata”. “È chiaro che con un’emergenza abitativa come quella romana - spiega a IlGiornale.it Bruno Papale, socio della coop che ha vinto il bando di autorecupero - se lasci vuota una palazzina la occupano”. Adesso, finalmente, “saremo ricevuti dall’assessore” dicono. Ma, al tempo stesso, non si fanno tante illusioni: “Per evitare che si ripetano episodi come questo qui avremmo bisogno di un servizio di guardiania, ma dall’amministrazione ci hanno detto che dobbiamo pensarci da soli”. Intanto, sono 28, di cui 18 minori, le persone identificate durante le operazioni di sgombero. Gli ex occupanti, però, di tornare a via di Salone non ne vogliono sapere. E mentre i futuri inquilini si preparano a difendere le proprie case, i nomadi hanno deciso di passare la notte nel parco di Centocelle. All’orizzonte, insomma, non si vedono soluzioni.

E la guerra tra gli ultimi delle periferie romane è destinata a continuare.

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