Roma, la vittima: "Così quelle due belve rumene mi hanno stuprata"

Parla la donna australiana aggredita, picchiata e stuprata a Roma vicino alla stazione Termini: "Un colpo in viso e poi è iniziato l'orrore"

Roma, la vittima: "Così quelle due belve rumene mi hanno stuprata"

Un colpo in pieno volto che l'ha tramortita. Poi l'hanno spogliata di tutto quello che aveva addosso, gioielli e vestiti. Infine l'hanno stuprata. Rosy, il nome è di fantasia, è ricoverata all'ospedale San Giovanni di Roma. Chissà se quando è arrivata a Roma dall'Australia pensava che la Città Eterna invece di regalarle una piacevole vacanza l'avrebbe rimandata a casa con l'orrore negli occhi. Dal suo letto di ospedale ha risposto alle domande del Messaggero, raccontando con dovizia di particolari come quei "rumeni" l'hanno ingannata e violentata.

Il racconto della donna stuprata

"Ho forti dolori dappertutto - racconta - Mi hanno picchiarta brutalmente. Non mi davano tregua. Vede: tutto il viso, il naso, l’occhio sinistro è nero pesto, mi sento a pezzi. E poi quello che mi hanno fatto, non ci posso pensare". Rosy vorrebbe parlare al telefono con sua figlia, ma i banditi le hanno sottratto tutto, compreso il telefono. Poi ricorda: "Era tardi, era notte. Dovevo rientrare in albergo, che non è distante dalla stazione Termini, ma avevo dimenticato la strada, non sapevo come fare. Ho chiesto informazioni a un uomo, mi ha detto: 'Ti faccio vedere io dove devi andare, ti indico la strada'. Ho fatto qualche passo, l’ho seguito, poi è sbucato qualcun altro. Mi hanno spinto in un posto appartato, una specie di baracca".

"Erano delle belve"

Lì è iniziato l'orrore. La donna non ricorda esatatmente quanti fossero ad aggredirla, scuramente almeno due. Uno l'ha ingannata e il secondo l'ha tramortita. "Mi hanno afferrato per un braccio, mi hanno trascinato, e preso a botte. Erano una furia. Un primo colpo in piena faccia mi ha stordito. Mi hanno gettato a terra, mi hanno strappato gli orecchini con violenza, la collana che indossavo, sfilato con la forza l’orologio dal polso, ho ancora tutti i segni. E dopo mi hanno fatto quello che hanno fatto, hanno abusato di me, è stato orribile".

Solo l'arrivo della polizia ha fermato "quelle belve", come le chiama Rosy.

Ora è sola, nell'attesa che i familiari possano essere avvertiti. Nel frattempo nei suoi occhi rimane il buio di una sera in cui Roma non si è comportata da splendida signora. Ma da tremenda Capitale del degrado.

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